Esistono alcune piante che, sostanzialmente, possono sopravvivere per mesi o anche per anni senza acqua. Si chiamano “piante della resurrezione”, piante che utilizzano particolari processi fatti da cicli di essiccazione e successiva reidratazione per sostenersi e rimanere vive.
Questi processi sono stati analizzati da un gruppo di ricerca dell’Università di Kobe in collaborazione con un altro gruppo di ricerca dell’Agrobioinstitute a Sofia, in Bulgaria.
I ricercatori hanno analizzato in particolare l’Haberlea rhodopensis, una delle specie facenti parte del gruppo delle piante della resurrezione e unico membro del genere Haberlea, tramite un approccio pionieristico e un metodo di monitoraggio non invasivo.
I ricercatori hanno scoperto che durante la fase di essiccazione, la pianta ristruttura l’acqua presente nelle sue foglie preparandosi per il periodo secco. Lo fa accumulando dimeri molecolari dell’acqua e molecole d’acqua con 4 legami di idrogeno, cosa che riduce in maniera drastica le molecole d’acqua libere.
In questo modo, la pianta riesce a preservare i suoi tessuti dai danni che normalmente la disidratazione induce nelle piante. Ciò le permette di sopravvivere per periodi molto lunghi in ambienti secchi.
La ricerca potrà aiutare a realizzare colture di piante in grado di tollerare la disidratazione e in generale in grado di adattarsi meglio cambiamenti climatici.
La ricerca è stata pubblicata su Scientific Reports.