Più pioggia e umidità ai tropici aumenterà rilascio di CO2 dai suoli accelerando riscaldamento globale

L’aumento delle piogge e dell’umidità intensificherà il rilascio di anidride carbonica dai terreni dei tropici cosa che a sua volta aumenterà ancora di più il riscaldamento globale. È questa la conclusione di un nuovo studio condotto da un team internazionale guidato da Christopher Hein del William & Mary’s Virginia Institute of Marine Science.
I ricercatori hanno utilizzato i dati relativi alle analisi dei sedimenti dei delta dei fiumi Gange e Brahmaputra.

Come spiega lo stesso Hein, i ricercatori hanno scoperto che già nel corso degli ultimi 18.000 anni questo fenomeno è avvenuto proprio nel bacino dei due fiumi: la maggiore umidità ha migliorato il livello di “respirazione” del suolo diminuendo le quantità di carbonio intrappolata sotto lo stesso terreno.
Naturalmente un maggior quantitativo di carbonio nell’aria ha delle implicazioni per quanto riguarda il riscaldamento globale. Inoltre lo stesso aumento di riscaldamento globale aumenterà le precipitazioni nelle regioni tropicali in una sorta di effetto a catena che accelererà ancora di più il livello di respirazione del suolo e l’immissione di carbonio nell’ambiente.

Il rilascio di anidride carbonica avviene quando i microbi si decompongono metabolizzando i rifiuti perlopiù composti da scarti di foglia ed altri materiali organici di natura vegetale. Si tratta di un processo che può essere comparato a quello che mettiamo in atto anche noi quando respiriamo cacciando fuori CO2 come sottoprodotto del metabolismo del cibo che ingeriamo.
I ricercatori hanno analizzato i sedimenti raccolti dal fondo dell’oceano nei pressi della foce dei fiumi Gange e Brahmaputra in Bangladesh. Si tratta del delta più grande del mondo che vede il trasporto di più di un miliardo di tonnellate di sedimenti nel Golfo del Bengala ogni anno.

Questi sedimenti sono molto utili perché “registrano” la storia di questo bacino idrografico permettendo il confronto, tramite la datazione al radiocarbonio, dei campioni degli stessi sedimenti con quelli di molecole organiche derivate dalle piante terrestri. In questo modo i ricercatori possono valutare i cambiamenti dei suoli attraverso il tempo.
“Piccoli cambiamenti nella quantità di carbonio immagazzinato nei suoli possono inoltre svolgere un ruolo fuori misura nella modulazione delle concentrazioni atmosferiche di CO2 e, quindi, del clima globale, poiché i suoli sono un serbatoio globale primario di questo elemento”, spiega ancora Hein. Lo studio è stato pubblicato su Nature.

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