
La menopausa può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari nelle donne dopo la menopausa se la fase post-menopausa è accompagnata da due o più sintomi da moderati a gravi secondo lo studio presentato nel corso del Virtual Annual Meeting 2020 della North American Menopause Society (NAMS).
Tra i sintomi più comuni della fase della menopausa ci sono sicuramente le vampate di calore. Possono essere molto fastidiose e possono creare sensazioni di affaticamento e rendere difficile la concentrazione, tra le altre cose.
I ricercatori hanno condotto questo studio hanno scoperto che quelle donne che mostrano due o più sintomi tipici della menopausa con un livello di gravità da moderato a grave sembrano essere più a rischio di malattie cardiovascolari di ictus (e non sono stati trovati collegamenti con altre patologie come il cancro).
Tra i sintomi considerati come tipici della menopausa e considerati come quelli scatenanti il rischio aggiuntivo di malattie cardiache i ricercatori hanno incluso, oltre alle suddette vampate di calore, la sudorazione notturna, variazioni del battito cardiaco, irrequietezza, tremori, vertigini, difficoltà nella concentrazione, affaticamento, il dimenticare le cose, sbalzi nell’umore, tensione mammaria, emicranie, secchezza vaginale e multipli svegli durante il sonno.
“Abbiamo scoperto che anche le vampate di calore gravi non erano associate ad alcun esito clinico avverso quando si verificavano da sole, ma se loro o altri sintomi della menopausa da moderati a gravi erano presenti in combinazione, c’era un’associazione con un aumento del rischio di malattie cardiovascolari”, spiega Matthew Nudy, ricercatore dell’Hershey Medical Center dell’Università Statale della Pennsylvania (PSU), il principale autore della ricerca.
Secondo Stephanie Faubion, direttrice medica della NAMS, gli operatori sanitari dovrebbero sapere che i sintomi della fase della menopausa potrebbero rappresentare qualcosa di più importante di un semplice fastidio benigno e che questi sintomi potrebbero essere considerati come indicatori del rischio di malattie cardiovascolari.
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