
Pomodori modificati geneticamente laboratorio per produrre più vitamina D3: è quello che hanno ottenuto alcuni scienziati di università britanniche, un risultato che fa ben sperare visto che livelli troppo bassi di questa vitamina nella popolazione risultano essere sempre più diffusi.
Pomodori accumulano più vitamina D3
Nello specifico, come riferisce un articolo sul Guardian che riprende lo studio, i ricercatori hanno creato da pomodori i cui geni sono stati modificati in modo che gli stessi pomodori accumulino più vitamina D3, ad un livello superiore anche a quello della linea guida del Regno Unito. Questi pomodori comporterebbero un miglioramento della salute per molte persone, come spiega Guy Poppy, professore di ecologia a salute che ha realizzato lo studio.
Usata la tecnica CRISPR
I ricercatori hanno apportato delle modifiche ad un particolare gene del pomodoro tramite la tecnica Crispr-Cas9. Jie Li, ricercatore del John Innes Center di Norwich che ha partecipato allo studio, spiega che usare questa tecnica è come utilizzare delle pinzette molecolari: si possono ritagliare, con una precisione estrema, frammenti piccolissimi dei geni per effettuare quei miglioramenti che di solito sussistono in ambito evolutivo ma che richiedono moltissimo tempo.
Bloccato enzima che trasforma vitamina D3 in colesterolo
L’enzima prodotto dal gene in questione normalmente converte la provitamina D3 in colesterolo. I ricercatori lo hanno alterato in modo da bloccare questo fenomeno. In sostanza i pomodori contenevano più vitamina D3 sia nei frutti che nelle foglie.
I ricercatori hanno calcolato che da un singolo frutto di pomodoro, bloccando questo processo enzimatico, si potrebbe ottenere una quantità di vitamina D3 presente in due uova oppure in 28 grammi di tonno.
Differenza con gli OGM
Differentemente dagli organismi geneticamente modificati, le piante di pomodoro su cui hanno lavorato i ricercatori in questo studio non hanno subito l’intrusione di geni di altri organismi. Questo vuol dire che questi pomodori “modificati” potrebbero essere ottenuti, anche se più lentamente, tramite coltivazioni selettive. Ciò permetterebbe una maggiore diffusione anche in ambito legislativo.