La risposta alla domanda presente nel titolo è: no, almeno per il momento. Ma interessantissimi passi avanti in tal senso sono stati effettuati da un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Oregon (UO).
La ricerca, pubblicata su Geophysical Research Letters, descrive il metodo utilizzato dagli scienziati per la modellizzazione al computer dei fenomeni geologici alla base del supervulcano di Yellowstone. Nello specifico, i ricercatori, in collaborazione con alcuni colleghi del Politecnico federale di Zurigo, hanno scritto nuovi codici per poter comprendere in quale punto preciso il magma si accumula nella crosta.
Hanno utilizzato questi codici con un supercomputer ed hanno scoperto la presenza di un grosso strato di magma raffreddato con un alto punto di fusione situato più o meno alla metà della zona crostale.
Secondo gli scienziati è proprio questa struttura che causa il vulcanismo di Yellowstone, comprese anche le eruzioni del super vulcano, come specifica Ilya Bindeman, professore del Dipartimento di Scienze della Terra dell’UO ed uno degli autori dello studio: “Pensiamo che questa struttura sia ciò che causa il vulcanismo del basalto-riolite in tutto il punto caldo di Yellowstone, comprese le eruzioni supervolcaniche. Questo è il vivaio, un incontro geologico e petrologico con prodotti eruttivi. La nostra modellazione aiuta a identificare la struttura geologica del punto dove si trova il materiale riolitico”.
Pur non aiutando, dunque, almeno per il momento, a prevedere i momenti delle future eruzioni, questo studio suggerisce comunque nuove metodologie di analisi al computer che possono aiutare a spiegare la struttura magmatica alla base delle supervulcano di Yellowstone e a portare avanti un percorso utile per prevedere con un maggior numero di giorni di anticipo la prossima eruzione.