Potrebbero volerci 400.000 anni per ricevere segnale di civiltà aliena

Credito: Explode, Shutterstock, ID: 2146475173

Riceveremo mai il segnale di una civiltà aliena? Sì, ma potrebbero volerci anche più di 400.000 anni. È il calcolo che hanno effettuato i ricercatori del Dipartimento di Astronomia dell’Università Normale di Pechino secondo quanto riporta Universe Today.

CETI (Communication with Extraterrestrial Intelligence)

I ricercatori Wenjie Song e He Gao hanno voluto calcolare la possibilità che possano esistere, nella nostra galassia, i casi di CETI (Communication with Extraterrestrial Intelligence). La possibilità che possono esistere civiltà aliene capaci di inoltrare un messaggio radio nello spazio è, d’altronde, anche uno degli obiettivi dell’equazione di Drake ritenuta comunque sempre meno affidabile e più un esperimento mentale che un vero calcolo.

Il problema è sempre lo stesso

È proprio per questo che i due ricercatori hanno voluto realizzare il nuovo studio che, come scrivono gli stessi ricercatori, si basa proprio sull’equazione di Drake. Il problema, comunque, è sempre lo stesso: avendo un solo esempio di vita intelligente e tecnologica a disposizione (quello degli esseri umani sulla Terra), è difficilissimo stimare la probabilità che possano essersene sviluppate altre nella nostra galassia.
Gli stessi ricercatori premettono che una stima più affidabile potrà essere ottenuta solo quando otterremo una prima individuazione e quindi, fino a quel momento, la discussione relativa alla possibilità di esistenza di civiltà aliene extraterrestri avanzate rientra ancora nel dominio delle ipotesi.

Nuovo studio si basa su due parametri

Tuttavia è sempre possibile produrre dei modelli basati su delle ipotesi logiche. Il nuovo studio si basa su due parametri: il numero dei pianeti di tipo terrestre abitabili e la probabilità che la vita su questo tipo di pianeta possa evolversi e diventare un CETI, ossia una civiltà che può mandare segnali nello spazio per comunicare con altre civiltà. Effettuando una serie di simulazioni e considerando vari valori per queste due variabili i ricercatori sono giunti a formulare due scenari.

Scenario più ottimistico

Lo scenario più ottimistico suggerisce che, prima che possa emergere una CETI, la stella intorno alla quale il pianeta orbita deve trascorrere almeno il 25% della sua vita. Inoltre, in questo scenario, la probabilità che appaia un CETI per ogni pianeta di tipo terrestre nella fascia abitabile è dello 0,1%. In questo scenario esisterebbero 42.000 CETI. Anche se può sembrare molto, bisogna calcolare che esse sarebbero sparse non solo nello spazio (della galassia) ma anche nel tempo, una cosa che abbassa le probabilità che possano esserci contatti.

Scenario pessimistico

E poi i ricercatori hanno formulato lo scenario pessimistico. In questo scenario una civiltà di tipo CETI appare solo quando la stella è molto più vecchia. Inoltre in questo scenario i pianeti di tipo terrestre nelle fasce abitabili che hanno la probabilità di ospitare una civiltà CETI è molto più piccola. In questo scenario ci sarebbero solo 111 CETI nella nostra via Lattea e ci vorrebbero almeno 400.000 anni per ottenere una comunicazione bidirezionale.

Questione del “grande filtro”

E poi entra in gioco anche la questione del “grande filtro”: la società umana potrebbe non sopravvivere così a lungo per ottenere un segnale da una civiltà CETI. Gli umani potrebbero estinguersi molto prima a causa, per esempio, di cambiamenti climatici, cambiamenti demografici, guerre nucleari, asteroidi canaglia, eccetera.

Note e approfondimenti

  1. The Number of Possible CETIs within Our Galaxy and the Communication Probability among These CETIs – IOPscience (DOI: 10.3847/1538-4357/ac561d)
Condividi questo articolo

C’è un errore?

Hai trovato un errore in questa pagina? Segnalacelo!

Disclaimer notizie

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001. L’autore non è responsabile di altri siti collegati tramite link né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

Notizie scientifiche.it usa i cookie per migliorare l'esperienza di navigazione (Leggi di più)


Dati articolo