
I prebiotici, di solito utilizzati per migliorare la salute dell’apparato digerente e dell’intestino, potrebbero essere di aiuto anche per contrastare l’insonnia o per favorire il sonno. È di questo parere un team di ricercatori che ha pubblicato i risultati di un proprio studio su Scientific Reports.
Secondo i ricercatori, i prebiotici possono infatti migliorare la resistenza allo stress influenzando gli stessi batteri intestinali.
I problemi del sonno ad oggi colpiscono decine di milioni di persone e questa ricerca mostra che è possibile un ulteriore trattamento proprio con i prebiotici.
Come spiega Robert Thompson, ricercatore del Dipartimento di Fisiologia Integrativa nonché autore principale dello studio, i prebiotici nutrono i batteri benefici che si trovano nel nostro intestino creando una relazione simbiotica con il nostro corpo. Ciò però ha effetti molto potenti, finanche sul nostro cervello e sul nostro comportamento.
I prebiotici (da non confondere con i probiotici che sono veri e propri microrganismi) sono composti benefici che non sono scomposti dall’organismo ma che hanno un ruolo importante per la flora intestinale. L’uomo non può digerire i prebiotici ma possono servire come nutrimento per il microbioma intestinale, ossia l’insieme di trilioni di batteri che vivono nel nostro intestino o in altri organi del nostro corpo, e possono indirettamente avere effetti sui nostri cervelli si nostri comportamenti.
Per arrivare a queste conclusioni i ricercatori hanno eseguito esperimenti su ratti maschi adolescenti.
Tramite la spettrometria di massa, i ricercatori hanno analizzato i campioni fecali dei ratti misurandone i metaboliti, piccole molecole bioattive che vengono prodotte dai batteri quando il cibo viene scomposto l’intestino.
I ricercatori scoprivano che i ratti che seguivano una dieta con prebiotici mostravano un metaboloma (l’insieme di tutti i metaboliti) diverso e ciò influenzava anche il comportamento degli stessi ratti a seguito dello stress.
“I nostri risultati rivelano nuovi segnali che provengono dai microbi intestinali che possono modulare la fisiologia dello stress e il sonno”, riferisce Monika Fleshner, autrice senior dello studio la quale ritiene che questi risultati potrebbero portare, forse, in futuro a nuove soluzioni e a nuove opzioni per quelle persone che soffrono di insonnia ma che non vogliono assumere narcotici: “Grazie a queste informazioni, potremmo essere in grado di sviluppare un approccio terapeutico mirato che aumenta le molecole che proteggono dallo stress e comprime quelle che sembrano disturbare il sonno”.