
Il primo reattore nucleare galleggiante al mondo, costruito dalla Russia, ha iniziato il suo viaggio nel Mare Artico venerdì tra la crescente preoccupazione degli ambientalisti che già hanno definito questa sorta di centrale nucleare galleggiante la “Chernobyl sul ghiaccio” o il “Titanic nucleare”.
Questa centrale nucleare galleggiante, denominata Akademik Lomonosov, ha iniziato il suo viaggio attraverso l’Artico con il suo carico di combustibile nucleare.
Ha lasciato il porto di Murmansk e si è inoltrata in mare, tra i ghiacci, iniziando un viaggio di più di 5000 km per raggiungere Pevek, città situata nella regione siberiana di Chukotka.
Qui dovrebbe sostituire una centrale nucleare fissa che sarà a breve dismessa nonché una centrale a carbone chiusa da tempo.
Il suo compito sarà principalmente quello di fornire energia alle piattaforme petrolifere nell’Artico.
Si tratta, secondo quanto dichiarato dall’agenzia nucleare russa Rosatom, della migliore soluzione per costruire una centrale nucleare nella zona artica del paese.
In questa regione, infatti, costituita essenzialmente da luoghi isolati con un terreno quasi sempre ghiacciato, una centrale “classica” non risulterebbe molto semplice da costruire.
La nuova centrale nucleare sarà d’aiuto per la Russia nel “realizzare i grandi progetti infrastrutturali”, come dichiarato dalla stessa agenzia.
Dichiarazioni che non hanno di certo smorzato le lamentele lanciate dai gruppi ambientalisti che temono per l’ambiente Artico, già messo a dura prova negli ultimi anni a causa dello scioglimento dei ghiacci e del riscaldamento globale.
Un incidente nucleare su questa piattaforma galleggiante provocherebbe un’ondata radioattiva e i secondo gli stessi ambientalisti una centrale del genere sarebbe più vulnerabile agli agenti atmosferici, in particolare alle tempeste.
“Una centrale nucleare galleggiante è un modo troppo rischioso e troppo costoso per produrre elettricità”, dichiara all’AFP Rashid Alimov, esponente di Greenpeace in Russia.