Prima immagine del buco nero, perché è stata una sfida enorme

Schema che mostra la rete di radiotelescopi del progetto Event Horizon Telescope (EHT)

Oggi è stata annunciata la prima immagine diretta di un buco nero. Soprassedendo sul fatto che la locuzione “immagine di un buco nero” è di per sé scorretta in quanto un buco nero è per definizione invisibile, si può certamente dire che non si è trattato in ogni caso di un annuncio improvviso.
Già da una ventina si immaginava, a livello accademico, che un giorno sarebbe stato possibile, disponendo della potenza necessaria in termini osservativi, visualizzare direttamente ciò che ruota intorno al perimetro di un buco nero e sostanzialmente l’ombra di quest’ultimo generata proprio dalla luminescenza di questo materiale.

Una sfida tecnica durata 20 anni

Si è trattato in ogni caso di una sfida enorme soprattutto perché c’era bisogno di una potenza di ingrandimento immane per risolverne i dettagli, molta di più di quanta ne possiede anche il più potente telescopio terrestre o orbitale.
Questo problema è stato risolto utilizzando più radiotelescopi sparsi in tutto il mondo, combinati insieme in modo da formare una sorta di unico grande telescopio con una lente sostanzialmente grande quanto la stessa Terra.

Rete di radiotelescopi

L’idea era buona ma metterla in pratica è stato piuttosto difficile: modalità e caratteristiche di un sistema del genere richiedono estrema precisione non solo riguardo la struttura delle lenti e dei radiotelescopi stessi ma anche per ciò che concerne i calcoli.
Bisogna infatti sincronizzare tutte le misurazioni e tutti i dati dei singoli telescopi in tempi misurabili in microsecondi onde ottenere dati che possono essere combinati, confrontati e utilizzati per realizzare una singola immagine.

Event Horizon Telescope

Un lungo percorso è stato necessario anche solo per dimostrare che un approccio del genere, con l’utilizzo di radiotelescopi posti a grande distanza tra loro, era non solo possibile ma anche utile.
Solo dopo i primi tentativi è stato inaugurato quello che è stato denominato come Event Horizon Telescope, un progetto internazionale che utilizza una rete di radiotelescopi sparsi in tutto il mondo e che è stato proposto fin dall’inizio proprio per individuare in maniera diretta un buco nero.

Sagittarius A*

Certo, la speranza è sempre stata quella di poter visualizzare direttamente il grosso buco nero al centro della nostra galassia, denominato Sagittarius A* (che si pronuncia “A-star”), non solo perché è il più vicino a noi (distiamo dal centro galattico circa 25.000 anni luce) ma anche perché risulta il più interessante in termini meramente scientifici dato che è il motore che fa muovere tutte le stelle della via Lattea, quindi anche il nostro Sole e, indirettamente, anche noi.

Buco nero al centro della galassia M87

Ma la sorpresa era dietro l’angolo: gli astronomi, durante una conferenza stampa tenutasi oggi a Bruxelles, hanno annunciato che l’immagine realizzata dopo anni di ricerche e fatiche era relativa al buco nero al centro della galassia M87.
Si tratta di un buco nero ben più grande del nostro Sagittarius, un corpo così grande che si parla di una massa di svariati miliardi di volte quella del Sole (per quello al centro della via Lattea, invece, si parla “solo” di milioni di volte).

Gli studi

Gli studi, a cui hanno partecipato centinaia di ricercatori in tutto il mondo, riguardanti la realizzazione della prima immagine di un buco nero sono stati pubblicati su The Astrophysical Journal Letters; ecco l’elenco:

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