
I primi gruppi di Homo sapiens giunti in Europa hanno dovuto affrontare condizioni climatiche molto fredde, molto simili a quelle dell’odierna Scandinavia settentrionale, secondo un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Istituto Max Planck per l’antropologia evolutiva e dell’Università di Aberdeen. I ricercatori hanno riesaminato vari strati archeologici della grotta dei Bacho Kiro, odierna Bulgaria, scoprendo che questo periodo freddo, conciso con le prime fasi degli odierni esseri umani in Europa, sarebbe durato per diverse migliaia di anni.
Tra i materiali analizzati anche resti di animali macellati
Si tratta di informazioni che mostrano che i primi gruppi umani in Europa erano in realtà molto più flessibili e adattabili di quanto pensato, soprattutto per quanto riguarda le condizioni climatiche, come spiega Sarah Pederzani, una delle autrici dello studio.
Tra i materiali analizzati dai ricercatori c’erano anche resti di animali erbivori macellati. Tramite queste analisi i ricercatori hanno ricostruito il clima dell’epoca nella regione della grotta dei Bacho Kiro.
Uno dei primi studi del genere per il paleolitico superiore iniziale
Come spiega Pederzani, analisi simili fatte in passato, ossia analisi riguardanti gli isotopi dell’ossigeno, nonché altre tipologie di analisi per ottenere informazioni climatiche dai siti archeologici sono abbastanza scarse per quanto riguarda il primo periodo dell’Homo sapiens nell’Eurasia. In effetti, secondo la ricercatrice, questo è il primo studio del genere per il paleolitico superiore iniziale.
Ricostruiti 7000 anni di clima
I ricercatori sono stati in grado, anche tramite analisi con la spettrometria di massa dei campioni di denti di animali, di ricostruire le temperature passate, comprese le medie stagionali, per un periodo di più di 7000 anni.
I depositi della grotta bulgara, infatti, erano caratterizzati dalla presenza di molte ossa di animali, di vari strumenti in pietra, di ciondoli di varia natura e anche di resti umani.
Espansione di Homo sapiens in Europa non collegata climi caldi
I risultati raggiunti contrastano in parte con quelli dei modelli più diffusi riguardanti le prime espansioni degli esseri umani moderni in Eurasia. Secondo questi modelli, infatti, tali espansioni si sarebbero verificate solo durante le fasi con climi caldi. Pederzani, che ha lavorato insieme alla collega Kate Britton, è giunta invece alla conclusione che 45.000 anni fa gli esseri umani hanno sperimentato climi subartici e condizioni molto più fredde di quanto le ricerche precedenti abbiano suggerito. A sua volta questo suggerisce che la diffusione dell’Homo sapiens in Europa non è particolarmente correlata ai climi caldi.
Note e approfondimenti
- Subarctic climate for the earliest Homo sapiens in Europe (IA) (DOI: 10.1126/sciadv.abi4642)