Primo mini modello di cuore umano cresciuto in laboratorio

Organoide creato dai ricercatori (credito: MSU News su YouTube)

È definito come il primo mini modello sviluppato in laboratorio di cuore umano l’organoide completo di tutti i tipi di cellule cardiache primarie e di una struttura funzionante molto simile a quella del cuore sviluppato da ricercatori dell’Università Statale del Michigan.
Il comparto dei cosiddetti “organoidi” sta facendo dei progressi enormi. Non passa settimana che non venga segnalato uno studio riguardo ad un nuovo organo del corpo simulato in laboratorio grazie all’utilizzo delle cellule staminali o comunque un nuovo avanzamento nel campo.
In questo caso i ricercatori hanno usato una nuova tecnica che, “imita gli ambienti di sviluppo embrionale e fetale”.

In sostanza gli organoidi “assomigliano ad un organo” nel senso cellulare del termine. Riassumono in sé tutte le proprietà relative all’organo che si vuole “imitare” e la sua struttura cellulare in modo che l’organo costruito in laboratorio possa rivelarsi utile per eseguire esperimenti che poi servono per curare le malattie umane.
Il tutto grazie alle cellule staminali che vengono prelevate da donatori. Queste cellule staminali, attraverso complessi processi bioingegneristici, vengono trasformate in cellule specifiche, in questo caso cellule cardiache che poi vanno a formare un mini cuore funzionale che “cresce” in laboratorio in poche settimane.
Questo perché le cellule staminali possono svilupparsi praticamente in qualsiasi tipologia di cellula proprio come fanno in un embrione.

I ricercatori “si limitano”, come spiega, a dare le “istruzioni” iniziali. È come osservare la crescita di un vero cuore in un feto umano, il tutto in tempo reale. Il risultato è un cuore molto simile a quello reale che può essere usato per analisi e studi senza che si debba far ricorso a veri cuori umani, ad esempio prelevati dai feti, qualcosa che non sarebbe accettato a livello etico.
“In laboratorio, stiamo attualmente utilizzando organoidi cardiaci per modellare la cardiopatia congenita, il difetto congenito più comune negli esseri umani che colpisce quasi l’1% della popolazione neonata”, spiega ancora Aguirre. “Con i nostri organoidi cardiaci, possiamo studiare l’origine della cardiopatia congenita e trovare modi per fermarla”.

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