
Un meccanismo che contribuisce a ridurre i vasi sanguigni nelle persone che soffrono di Alzheimer è stato scoperto da un team di ricercatori dell’Istituto di Biomedicina di Siviglia (IBiS)[1] che hanno pubblicato un nuovo studio su Nature Communications.[2]
Nello studio si parla della cosiddetta angiogenesi, un meccanismo importante che aiuta la formazione di vasi sanguigni del cervello e, quando si diventa adulti, a ripristinare quei danni che possono accadere gli stessi vasi sanguigni preesistenti.[1]
Secondo i ricercatori che hanno condotto lo studio, la malattia di Alzheimer provoca una disfunzione angiogenetica che causa la mancata nuova formazione di vasi sanguigni, cosa che aggrava la stessa malattia di Alzheimer.
Secondo i ricercatori analizzando i scoprendo i percorsi molecolari coinvolti in questo collegamento potrebbe essere possibile creare nuove strategie per alleviare almeno gli effetti dello stesso Alzheimer. [1]
La distruzione di vasi sanguigni, infatti, è un fattore di complicanza di questa malattia che, di base, vede l’accumulo delle cosiddette “placche senili” ossia sostanze tossiche, all’interno del cervello. Di solito il cervello può disfarsi di queste sostanze tossiche facendole confluire proprio attraverso il sangue. La mancata formazione di nuovi vasi sanguigni quando questi ultimi si danneggiano evidentemente innesca quello che può essere considerato come un “circolo vizioso”: il cervello è sempre meno efficiente nel disfarsi delle sostanze tossiche e quindi le placche senili aumentano sempre di più, aggravando lo stesso Alzheimer.
Inoltre i vasi sanguigni sono importanti perché il sangue trasporta ossigeno e nutrienti in varie parti del corpo e dunque una riduzione delle stesse vene rappresenta un ulteriore problema che va al di là dell’accumulo di placche senili dell’Alzheimer.[1]