
Una particolare proteina presente nel sangue può essere usata come biomarcatrice per comprendere il livello di rischio di demenza. È il risultato di uno studio condotto da ricercatori dell’Health Science Center dell’Università del Texas di San Antonio.[1] Lo studio è stato pubblicato su Alzheimer’s & Dementia: Diagnosis, Assessment & Disease Monitoring.[2]
Proteina acida fibrillare gliale (GFAP)
Il potenziale biomarcatore è la proteina acida fibrillare gliale (GFAP), una proteina codificata dal gene omonimo ed espressa da diverse cellule del sistema nervoso centrale tra cui gli astrociti e le cellule ependimali.[3]
Lo studio
I ricercatori hanno eseguito lo studio su 745 persone messicane americane. All’inizio dello studio i soggetti non mostravano sintomi a livello cognitivo oppure mostravano dei lievi deterioramenti cognitivi. Il follow-up è durato quattro anni nel corso dei quali gli stessi ricercatori, come spiega Mitzi M. Gonzales, assistente professoressa di neurologia del Glenn Biggs Institute for Alzheimer’s and Neurodegenerative Diseases, hanno determinato il potenziale biomarcatore ematico per scoprire livelli di rischio del morbo di Alzheimer.[1]
Biomarcatori per demenza: differenze tra etnie?
Un biomarcatore del genere, come spiega la ricercatrice, sarebbe di grosso aiuto per effettuare diagnosi precoci e per monitorare i livelli di gravità di questa malattia onde contrastarne il prosieguo e quindi migliorare le condizioni di pazienti.
Inoltre lo studio è interessante perché alcune ricerche passato avevano suggerito che ci sono delle differenze in alcuni biomarcatori tra le persone bianche non ispaniche ed altri gruppi razziali ed etnici, come spiega la stessa ricercatrice. In tal senso i risultati conseguiti da questo studio potrebbero essere utili per capire quanto è effettiva questa differenza.[1]
Analizzati sei biomarcatori diversi
Inizialmente i ricercatori hanno analizzato sei biomarcatori diversi, anche in combinazione, per predire sintomi della demenza incidente quali la neuroinfiammazione, il danno neuronale e l’accumulo di proteine tau.
Alla fine hanno scoperto che solo la proteina GFAP poteva essere effettivamente usata per predire la demenza incidente: gli altri marcatori non mostravano poteri predittivi.
Determinare chi è ad alto rischio di sviluppare demenza
“GFAP da solo, o forse in combinazione con altri biomarcatori che non abbiamo ancora esaminato, potrebbe aiutarci a determinare chi è ad alto rischio di sviluppare demenza”, ha detto l’Gonzales. “Sono necessari ulteriori studi di convalida prima che questo biomarcatore possa essere utilizzato come test in clinica”.[1]