Secondo un comunicato emesso dal King’s College di Londra, le scansioni cerebrali potrebbero rivelarsi utili per scoprire segni di rischio di psicosi post-partum. I ricercatori hanno infatti scoperto che con questa tecnica si possono scoprire differenze tra le scansioni cerebrali delle donne a basso rischio di psicosi postpartum e quelle ad alto rischio. Queste ultime, nello specifico, sembrano mostrare un livello di connettività cerebrale diverso in quelle reti collegate ai comportamenti orientati all’obiettivo.[1]
La psicosi post-partum
La psicosi post-partum è un problema di salute che, secondo il comunicato, può essere “devastante”. Tuttavia è rara e si stima possa colpire una donna su 1000 tra le partorienti. Può colpire le donne durante le prime settimane a seguito del parto. Tra i sintomi ci possono essere la depressione, la confusione, i deliri, le allucinazioni e l’umore troppo alto.
Non esistono marcatori biologici affidabili per identificare le donne più a rischio di sviluppare psicosi post-partum.[1]
Livello di connettività alterata
Un team di scienziati dell’Institute of Psychiatry, Psychology & Neuroscience (IoPPN) del King’s College e dell’Università di Padova ha scoperto che le donne più a rischio di questa psicosi sembrano avere un livello di connettività alterata nelle reti cerebrali collegate alla pianificazione, all’organizzazione e al completamento dei compiti a breve e a lungo termine. Inoltre lo studio suggerisce che una connettività maggiore nella rete esecutiva del cervello, un’area collegato all’attenzione, alla memoria di lavoro e al processo decisionale, potrebbe essere un indicatore di resilienza per quanto riguarda la ricaduta della psicosi post-partum.[1]
Psicosi postpartum è un problema di salute mentale molto serio
“Sebbene rara, la psicosi postpartum è un problema di salute mentale molto serio che può essere davvero spaventoso per le neomamme, i loro partner, gli amici e la famiglia”, spiega Paola Dazzan, professoressa di neurobiologia della psicosi al King’s College.[1]