
Un team di ricercatori della Miami University in Ohio è riuscito ad ingegnerizzare i batteri Escherichia coli per produrre la psilocibina, una sostanza psichedelica di solito prodotta dai cosiddetti “funghetti magici” e che negli ultimi anni sta rivelando sempre più interessante per quanto riguarda il trattamento delle persone affette da depressione o da altre patologie di natura mentale come quelle legate alla dipendenza.
Dato che la coltivazione dei funghi può essere abbastanza difficoltosa e può richiedere mesi, essa non si è mai rivelata molto pratica per la produzione di farmaci. D’altro canto la stessa produzione sintetica della psilocibina è parimenti difficoltosa e il processo è molto costoso.
I ricercatori hanno dunque pensato di modificare questi microbi affinché possano generare fino a 1,16 grammi di psilocibina per ogni litro di terreno di coltura. Si tratta della resa più alta fino ad oggi per quanto riguarda microrganismi ingegnerizzati che producono questa sostanza e ciò apre le porte ad un utilizzo terapeutico maggiormente diffuso.
Hanno in particolare fatto in modo che i batteri Escherichia coli incorporassero tre geni del fungo Psilocybe cubensis. In questo modo i batteri hanno cominciato a sintetizzare la psilocibina partendo dalla molecola 4-idrossindolo.
Come spiega Alexandra Adams, studentessa ingegneria chimica della suddetta università e una delle autrici dello studio apparso su Scientific American, il vantaggio principale di questo procedimento sta nel fatto che è molto più economico rispetto tutti gli altri metodi.
Attualmente l’unico limite è rappresentato dal pericolo che questi batteri potrebbero comunque generare anche del materiale microbico tossico o allergenico e quest’ultimo deve essere assolutamente rimosso prima di ogni eventuale utilizzo della psilocibina risultante ma in ogni caso i risultati sembrano comunque impressionanti.
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