La putrescina potrebbe rivelarsi molto utile per contrastare una delle più diffuse condizioni che colpiscono il sistema cardiovascolare, ossia l’aterosclerosi.
La putrescina è quell composto il cui odore inconfondibile è uno dei più “cattivi” presenti in natura. Parliamo dell’odore emanato dalle carni in decomposizione.
Secondo un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Irving Medical Center della Columbia University è possibile utilizzare questa sostanza a vantaggio degli esseri umani.
I ricercatori sono partiti dal presupposto che la rimozione delle cellule morte, un processo che è denominato “efferocitosi” e che è una delle funzioni principali del corpo, di solito è compromesso quando esiste la condizione di aterosclerosi. Questa compromissione porta poi all’accumulo di placche e all’aggravamento della condizione stessa.
Analizzando in laboratorio macrofagi umani e cellule morenti, i ricercatori hanno scoperto il ruolo della putrescina. Mentre i macrofagi ricavano arginina e ulteriori amminoacidi dalle cellule morte che assimilano, convertono anche l’arginina in putrescina. Quest’ultima attiva quindi la proteina Rac1 che segnala ai macrofagi di “mangiare” cellule morte.
I ricercatori hanno poi svolto esperimenti sui topi con aterosclerosi scoprendo che quelli più gravi avevano scorte di putrescina scarse in quanto mancavano dell’enzima chiave (arginasi 1) per produrre la putrescina stessa.
Facendo bere ai roditori dell’acqua con putrescina, i macrofagi riprendevano a lavorare e l’accumulo di placche diminuiva.
Questi risultati aprono nuove strade per quanto riguarda l’utilizzo eventuale di putrescina anche per pazienti umani aterosclerotici o in altre condizioni che vedono un’infiammazione cranica, tra cui l’Alzheimer. Lo studio è disponibile su Cell Metabolism.
Approfondimenti
- Putrid Compound May Have a Sweet Side Gig as Atherosclerosis Treatment | Columbia University Irving Medical Center (IA)
- Macrophage Metabolism of Apoptotic Cell-Derived Arginine Promotes Continual Efferocytosis and Resolution of Injury – ScienceDirect (IA) (DOI: 10.1016/j.cmet.2020.01.001)
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