
Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista SLEEP,[2] la qualità del sonno potrebbe essere collegata alla malattia polmonare progressiva e il suo impatto potrebbe avere, in alcuni casi, impatti addirittura maggiori rispetto al fumo.
Come spiega un nuovo comunicato dell’Università della California a San Francisco, infatti, i ricercatori hanno analizzato gli effetti del sonno inadeguato su diversi pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) scoprendo che esso poteva aumentare il rischio della riacutizzazione fino al 95% (quando il confronto avveniva con i soggetti che invece potevano contare su un livello di sonno adeguato).[1]
I dati
I ricercatori hanno analizzato gli effetti del sonno inadeguato su una serie di soggetti con BPCO e con un’età media di 65 anni. Il 57% dei campioni era rappresentato da maschi (80% bianco, 14% afroamericani). Tutti i soggetti erano fumatori (al momento dell’inizio dell’esperimento) o lo erano stati. Tra i dati c’erano anche quelli riguardanti la valutazione del sonno effettuata al momento dell’inizio dell’esperimento.[1]
Scoperte
I ricercatori scoprivano che quei soggetti che non potevano contare su un sonno adeguato mostravano, rispetto ai soggetti con sono adeguato, il 25% di possibilità in più di riacutizzazione della broncopneumopatia cronica ostruttiva durante l’anno successivo. Per quelli che mostravano i livelli peggiori di sonno, questa percentuale saliva in alcuni casi al 95%, una cifra che potrebbe essere considerata più alta anche dell’impatto del fumo.[1]
Il caso degli afroamericani
I ricercatori scoprivano che gli afroamericani mostravano livelli di sonno più scarsi rispetto ai bianchi.
“Mentre fattori come la copertura assicurativa sanitaria o i rischi respiratori possono svolgere un ruolo importante nella gravità della malattia, il sonno scarso può acquisire ancora più importanza quando lo stato sociale degli afroamericani migliora”, spiega Aaron Baugh, un ricercatore dell’UCSF e primo autore dello studio. Anzi i dati suggeriscono che gli afroamericani tendono a dormire peggio anche quando si considerano i fattori socio-economici e i livelli di gravità della BPCO.[1]
“Paradosso”
Secondo Baugh si tratterebbe di una sorta di “paradosso”: per ridurre un fattore di rischio sicuri rischio che un altro (il sonno scarso) possa poi sostituirlo.
La qualità del sonno dovrebbe avere più considerazione e si dovrebbero affrontare meglio tutti quei fattori che contribuiscono a peggiorarlo, spiega Neeta Thakur, pneumologa e autrice senior dello studio.[1]