Qualità della carne, nuovo metodo per misurarla con luce ultravioletta

Un nuovo metodo più efficiente per valutare la qualità della carne attraverso una tecnica di spettroscopia è stato sviluppato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Sechenov che parlano di una modalità più rapida ed economica.
Il nuovo metodo è basato sull’esposizione della stessa carne alla luce ultravioletta e sulla misurazione dello spettro dell’emissione.

Nello studio, pubblicato sul Journal of Biophotonics, si parla di una precisione più che sufficiente per valutare la qualità standard della carne commestibile, un’operazione che di solito va fatta con tecniche più complicate che prevedono l’analisi di vari aspetti, dal colore alla struttura delle fibre fino al peso, eccetera.
In ogni caso, pur tenendo di conto di questi vari fattori, di solito la valutazione che ne segue resta sempre un po’ soggettiva.

Questo nuovo metodo, basato sulla spettroscopia a fluorescenza, potrebbe rivelarsi un’alternativa più standard perché permette di rilevare i livelli di vari composti all’interno della carne i quali emettono luce ad un intervallo di frequenza specifico.
Tra queste sostanze vi sono anche quelle fatte di molecole organiche ed è quindi possibile valutare anche i livelli di percentuale del tessuto connettivo o degli acidi grassi, per fare un esempio.

Nei test che hanno effettuato i ricercatori, questi ultimi hanno esposto i campioni di carne ad una luce con una lunghezza d’onda tra i 250 e i 350 nanometri (l’ultravioletto vicino e quello medio) misurandone poi lo spettro della fluorescenza. Con questa tecnica i ricercatori riuscivano a distinguere varie tipologie di carne e i vari rapporti tra la quantità dei muscoli e dei tessuti adiposi, riuscendo a selezionare carne di altissima qualità da carne di qualità inferiore.

“Questo lavoro mostra le nuove opportunità di valutare obiettivamente la qualità della carne mediante l’illuminazione a LED e la registrazione della risposta ottica dei tessuti”, dichiarano i ricercatori nel comunicato stampa.
Il metodo potrà rivelarsi utile non solo per gli operatori del settore della carne ma anche in medicina e nella ricerca biomedica come possibile metodo per una diagnostica non invasiva e indolore, come spiega Anna Guller, autrice senior dello studio.

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