
A seconda del contesto ambientale e geografico i membri di gruppi umani nel corso degli ultimi 40.000 anni hanno fatto figli ad un’età media sensibilmente diversa. È questa una delle conclusioni di un nuovo studio pubblicato oggi su Nature Communications che ha visto i ricercatori dell’Istituto Max Planck analizzare di nuovo diversi frammenti di resti di Neandertal per determinare gli intervalli delle generazioni nelle popolazioni di questa specie.
Intervalli delle generazioni umane
Il nuovo metodo usato dai ricercatori per analizzare i dati genomici ha permesso loro, come spiega Mikkel Heide Schierup, uno dei leader del team di ricercatori, di acquisire informazioni su alcuni tratti della vita umana del tutto sepolti nel passato.
I ricercatori hanno scoperto che gli intervalli delle generazioni umane sono cambiate in maniera molto sensibile in risposta ai fattori culturali e in generale ai fattori esterni.
Ad esempio gli umani delle popolazioni europee tendevano a riprodursi in età più giovane rispetto a quelli delle popolazioni dell’Eurasia orientale e dell’America, almeno per quanto riguarda gli ultimi 40.000 anni.
Differenza potrebbe essere ancora più “drammatica”
I ricercatori hanno stimato una differenza tra tre e cinque anni per quanto riguarda l’intervallo medio di una generazione tra queste popolazioni anche se credono che la differenza potrebbe essere stata in effetti più drammatica, come spiega Moisès Coll Macià, il principale autore della ricerca.
In sostanza questi cambiamenti potrebbero, per esempio, essere avvenuti solo negli ultimi 10.000 anni e quindi potrebbero essere stati ancora più marcati ma, non essendo a conoscenza di questo dato, bisogna diluire gli stessi cambiamenti nell’intero periodo preso in esame, ossia quello degli ultimi 40.000 anni.
Genitore più anziano trasmette mutazioni diverse rispetto ad uno più giovane
Queste differenze riguardanti gli intervalli delle generazioni si riflettono, poi, anche per quanto riguarda i cambiamenti genetici nelle varie aree geografiche. Un genitore più anziano trasmette al figlio delle mutazioni genetiche diverse rispetto o dopo fare un genitore più giovane. Ed è proprio in base a queste mutazioni genetiche che i ricercatori hanno stabilito le età generazionali.
La differenza può riguardare anche solo i due membri della coppia: i ricercatori, per esempio, hanno scoperto che i popoli dell’Asia orientale, nel periodo preso in esame, erano caratterizzati da padri più anziani delle madri mentre i genitori dei popoli dell’Europa erano caratterizzati da un’età media abbastanza simile.
Fattori climatici probabilmente hanno influito
Tra i cambiamenti che influenzavano di più le lunghezze delle generazioni, secondo i ricercatori, c’erano quelli climatici. Tuttavia ad avere forte influsso sono stati anche gli sviluppi tecnologici e quelli culturali: un miglioramento della vita in generale, così come un miglioramento della società umana, può aver reso le condizioni più favorevoli per la riproduzione in un determinato periodo o in un determinato contesto.
“In futuro, saremo in grado di utilizzare la ricchezza delle sequenze del genoma umano antiche e moderne che appaiono a un ritmo veloce per fare una mappa fine dei cambiamenti nell’età della riproduzione umana, che possiamo mettere in relazione con le condizioni ambientali e culturali”, spiega Schierup.