Quello che si fa quando si sta seduti conta per il rischio di demenza

Credito: European Parliament,flickr,Creative Commons — Attribution-NonCommercial-NoDerivs 2.0 Generic — CC BY-NC-ND 2.0

Non si tratta solo di attività fisica: anche quello che si fa quando si sta seduti può avere un influsso, negativo o positivo, sul rischio di demenza. È il risultato interessante conseguito da alcuni ricercatori dell’Università della California del Sud (USC) e dell’Università dell’Arizona analizzando persone con un’età superiore ai 60 anni in relazione al rischio di sviluppare la demenza.[1] Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences.[2]

Differenza tra guardare la tv e usare il computer

David Raichlen, un professore di scienze biologiche di antropologia all’USC ed uno degli autori dello studio, spiega che non è tanto il tempo che si trascorre da seduti ad influire sul rischio di demenza ma il tipo di attività che si fa, da seduti, durante il tempo libero. Ad esempio, spiega il ricercatore, studi in precedenza hanno suggerito che guardare la tv può essere collegato a livelli di attività dei muscoli molto bassi e ad un consumo di energia più bassi rispetto all’utilizzo di un computer o della lettura. Eppure in tutti e due i casi si sta fermi e seduti.

Stimolazione intellettuale contrasta effetto negativo dello stare seduti

E nonostante, spiega il ricercatore, diversi studi hanno dimostrato che stare seduti per troppo tempo e in maniera ininterrotta può essere collegato ad un flusso sanguigno più basso nel cervello, la stimolazione intellettuale in parte affievolisce l’effetto negativo.

I dati

I ricercatori hanno usato i dati di un database di una biobanca britannica riguardanti più di 500.000 persone residenti in tutto il Regno Unito. Tra i vari dati c’erano quelli di più di 145.000 soggetti, con un’età area superiore ai sessant’anni e che non avevano diagnosi di demenza all’inizio della raccolta dei dati, che dovevano completare dei questionari touchscreen. Tra i dati c’erano anche quelli relativi alle cartelle cliniche dei vari ricoveri ospedalieri. Questi soggetti erano stati seguiti per una media di 12 anni.

Tempo davanti alla TV collegabile a rischio più alto di demenza

Adeguando i risultati a vari fattori come i dati demografici e lo stile di vita, i ricercatori scoprivano che il tempo trascorso a guardare la TV poteva essere collegato ad un rischio più alto di demenza mentre il tempo trascorso ad usare un computer veniva collegato ad un rischio ridotto e ciò valeva anche per le persone fisicamente attive.

Impatto della sedentarietà sul cervello non collegato così tanto ad attività fisica durante giorno

Proprio quest’ultimo particolare risulta molto interessante, come spiega Gene Alexander, un professore di psicologia all’Università dell’Arizona ed altro autore dello studio: è cosa nota che l’esercizio fisico influisce positivamente sul cervello ma molti pensano che essere semplicemente più attivi nel corso del giorno possa annullare gli effetti negativi dei periodi di tempo trascorsi da seduti. I risultati conseguiti in questo studio suggeriscono, invece, che l’impatto sul cervello dei periodi sedentari sono in un certo senso non collegati a quanto si è attivi a livello fisico. Gli stessi risultati suggeriscono che essere più attivi a livello mentale, ad esempio utilizzando un computer, può essere in parte una soluzione per abbassare il rischio di demenza per quelle persone che tendono ad avere comportamenti sedentari più passivi. Un’informazione forse fondamentale quando si progettano quegli interventi, nei contesti della salute pubblica, per ridurre i rischi delle malattie neurodegenerative.

Note e approfondimenti

  1. What older adults do while they sit affects dementia risk, study indicates
  2. Leisure-time sedentary behaviors are differentially associated with all-cause dementia regardless of engagement in physical activity | PNAS (DOI:/10.1073/pnas.2206931119)
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