Un nuovo studio fa luce sul potenziale legame tra batteri intestinali e rischio di obesità. Pubblicato in Cell Host & Microbe, [1] la ricerca identifica uno specifico batterio, Megamonas, come potenziale fattore che contribuisce all’obesità in un’ampia coorte di individui cinesi.
Il collegamento Megamonas-obesità
I ricercatori del Ruijin Hospital, del BGI Research e del BGI Genomics Institute of Intelligent Medical Research hanno condotto un’analisi completa dei microbiomi intestinali e dei genomi degli ospiti in oltre 1.000 individui. Lo studio ha rivelato una forte associazione tra Megamonas e obesità, con i partecipanti obesi che mostravano livelli più elevati di questo batterio nei loro intestini.
Yang Fangming, co-primo autore di BGI Genomics, spiega che la ricerca svela il meccanismo attraverso il quale Megamonas può indurre l’obesità, offrendo potenzialmente un nuovo bersaglio per la diagnosi e il trattamento.
Fattori genetici e squilibrio microbico
Lo studio ha esplorato l’interazione tra predisposizione genetica e composizione microbica intestinale nel rischio di obesità. I ricercatori hanno scoperto che lo squilibrio microbico intestinale ha avuto un impatto più significativo sull’obesità negli individui con basso rischio genetico. Ciò suggerisce che Megamonas potrebbe avere un effetto additivo con la genetica dell’ospite sullo sviluppo dell’obesità.
Degradazione del mio-inositolo e assorbimento dei grassi
Studi sugli animali hanno ulteriormente supportato i risultati, dimostrando che Megamonas rupellensis ha aumentato significativamente il peso e l’accumulo di grasso nei topi sottoposti a una dieta ricca di grassi. Si è scoperto che il batterio degrada il mio-inositolo, un composto che normalmente inibisce il trasporto degli acidi grassi. Scomponendo il mio-inositolo, Megamonas aumenta l’assorbimento intestinale dei grassi, contribuendo potenzialmente all’obesità.[2]
Questa ricerca offre nuove intuizioni sulla complessa interazione tra batteri intestinali, genetica e obesità. Identificando Megamonas come un potenziale fattore che contribuisce al rischio di obesità, lo studio apre nuove strade per sviluppare interventi e trattamenti mirati per questo diffuso problema di salute.