
I risultati secondo i quali l’esposizione a livelli di radiazioni croniche a basse dosi, quelle a cui si può essere esposti durante un viaggio spaziale, provoca alterazioni del cervello nei topi mostrano la necessità di sviluppare misure più adeguate per proteggere lo stesso cervello dalle radiazioni durante le missioni spaziali.
È quanto suggerisce un gruppo di ricercatori di vari istituti americani che hanno studiato proprio le modalità con le quali viaggi nello spazio influenzano il sistema nervoso e specificatamente il cervello.
I ricercatori hanno esposto i topi a radiazioni croniche a basse dosi per un periodo di sei mesi. L’esposizione comprometteva la segnalazione cellulare dell’ippocampo dei topi e nella corteccia prefrontale.
Ciò causava problemi nell’apprendimento della memoria e dunque nel comportamento.
I topi mostravano anche un livello maggiore di ansia cosa che mostrava un impatto delle radiazioni anche sull’amigdala.
Secondo gli stessi ricercatori questi risultati potrebbero essere traslati sugli astronauti nel corso di una missione spaziale della stessa durata: un quinto di essi potrebbe sperimentare un comportamento simile all’ansia e un terzo potrebbe sperimentare livelli decisivi di compromissione della memoria, cosa che potrebbe a sua volta portare ad una netta difficoltà nel prendere decisioni.
La ricerca è stata effettuata da Charles Limoli e colleghi dell’Università della California, Irvine, dell’Università di Stanford, dell’Università Statale del Colorado e della Eastern Virginia Medical School.
Approfondimenti
- New concerns for neurocognitive function during deep space exposures to chronic, low dose rate, neutron radiation | eNeuro (IA) (DOI: /10.1523/ENEURO.0094-19.2019 )
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