Il caso di un giovane paziente che ha perso la vista a causa di una dieta eccessivamente ma volutamente povera è stato oggetto di studio di gruppo di ricercatori dell’Università di Bristol che hanno pubblicato i propri risultati in Annals of Internal Medicine.
Secondo gli stessi ricercatori si è trattato di neuropatia ottica nutrizionale, una disfunzione del nervo ottico causata da cattiva alimentazione che può portare a perdita permanente della vista ma che è comunque reversibile se è rilevata in anticipo.
Di solito le cause più comuni di questa patologia sono legate a problemi intestinali oppure a farmaci che possono interferire con l’assorbimento dei nutrienti da parte dello stomaco.
In questo studio ci troviamo di fronte ad un caso particolare in cui la patologia, e la susseguente cecità, è stata causata da una dieta portata avanti intenzionalmente.
Il paziente, un adolescente, aveva visitato il medico di famiglia lamentando una certa stanchezza ma il legame tra il suo stato nutrizionale e lo stato del suo sistema visivo non è stato rilevato fino a molti mesi dopo questa prima visita. Il deficit visivo è intanto diventato reversibile.
I test mostravano inizialmente anemia macrocitica e bassi livelli di vitamina B12. In seguito si scopriva che il diciassettenne aveva portato avanti per un lungo periodo una dieta fatta di alimenti quali patatine, pane bianco e un po’ di carne di maiale trasformata, alimenti considerati dagli stessi ricercatori come “cibo spazzatura”.
Gli stessi ricercatori credono che casi simili possano verificarsi ancora in futuro proprio a causa della diffusione di questa tipologia di alimentazione.
Una patologia del genere con cause simili può verificarsi in parti del mondo in cui l’offerta di cibo non è sufficiente o non è di buona qualità, ad esempio in regioni dove è in corso la guerra oppure in aree povere soggette a malnutrizione.