
Che la nostra realtà possa rivelarsi una simulazione è un’idea che non è nata da pochi anni, si pensi per esempio alle correnti filosofiche, anche molto antiche, secondo cui la realtà può essere un’illusione, magari anche indotta. Ma si è diffusa tantissimo, anche a livello di mera divulgazione, grazie ai film di Matrix. Molti studiosi hanno poi cominciato a prendere sul serio l’idea quando essa è stata ripresa dal filosofo Nick Bostrom che ha, probabilmente per primo, cominciato ad analizzarla analiticamente.
Una realtà simulata potrebbe essere stata progettata e computerizzata da altre civiltà, naturalmente molto avanzate a livello tecnologico. Queste civiltà potrebbero essere rappresentate anche da società composte da nostri discendenti che vivono in ere molto distanti nel futuro oppure da civiltà extraterrestri. Nel primo caso si parla anche di “simulazione degli antenati”.
Il trilemma
Bostrom nel 2003 propose un trilemma poi denominato “ipotesi della simulazione”. Secondo il trilemma almeno una delle tre proposizioni seguenti deve essere vera:
- La frazione di civiltà a livello umano che raggiunge uno stadio postumano (cioè in grado di eseguire simulazioni di antenati ad alta fedeltà) è molto vicina a zero.
- La frazione delle civiltà postumane interessate all’esecuzione di simulazioni di antenati è molto vicina a zero.
- La frazione di tutte le persone con le nostre esperienze che vivono in una simulazione è molto vicina ad una.
In sostanza, dunque, il trilemma sottolinea che una civiltà “post umana” tecnologicamente matura avrebbe a disposizione enormi potenze di calcolo; se anche una piccola percentuale di esse dovesse eseguire “simulazioni di antenati” (cioè “simulazioni” ad alta fedeltà, indistinguibili dalla realtà per chi le vive, di società vissute in ere precedenti all’inizio della simulazione stessa), il numero totale di antenati simulati nell’universo (o nel multiverso, se esiste) supererebbe notevolmente il numero totale degli antenati reali.
Reazioni
Alcuni studiosi rifiutano categoricamente o sono disinteressati al ragionamento antropico, respingendolo come “semplicemente filosofico”, non falsificabile o intrinsecamente non scientifico.
Alcuni studiosi accettano il trilemma e sostengono che la prima o la seconda delle proposizioni possono essere vere, e che la terza proposizione (quella secondo cui viviamo in una simulazione) è falsa.
Il fisico Paul Davies utilizza il trilemma di Bostrom come parte di un possibile argomento contro un multiverso quasi infinito. Questa argomentazione è la seguente: se ci fosse un multiverso quasi infinito, ci sarebbero civiltà postume che eseguono simulazioni di antenati, e quindi si giungerebbe alla scientificamente insostenibile conclusione che viviamo in una simulazione; quindi, per reductio ad absurdum, le teorie sul multiverso esistenti sono probabilmente false.
Alcuni sottolineano che attualmente non esiste alcuna prova della possibile esistenza di una tecnologia che possa supportare una simulazione sufficientemente affidabile degli antenati. Inoltre, non c’è alcuna prova che sia fisicamente possibile o fattibile per una civiltà postuma creare tale simulazione, e quindi per il momento la prima proposizione deve essere vera.
Alcuni studiosi ipotizzano che i creatori della nostra simulazione ipotetica possano avere una potenza di calcolo limitata; se così fosse, dopo un certo punto, i creatori dovrebbero implementare una sorta di strategia per evitare che le simulazioni vadano avanti all’ infinito. Una strategia ovvia sarebbe semplicemente quella di porre fine ad una simulazione che è diventata troppo avanzata. Pertanto, se siamo una simulazione e, per esempio, iniziamo a creare simulazioni in maniera massiccia nel 2050, ci potrebbe essere il rischio di terminare la nostra stessa simulazione proprio in quel momento, in quanto ci potrebbe essere un salto troppo grande nella potenza di elaborazione richiesta.
Eventuali dimostrazioni
Un metodo a lungo termine per testare l’ipotesi della simulazione è stato proposto nel 2012 in un articolo congiunto dai fisici Silas R. Beane dell’Università di Bonn e Zohreh Davoudi e Martin J. Savage dall’Università di Washington, Seattle.
Nell’ipotesi di risorse computazionali finite, la simulazione dell’universo sarebbe eseguita dividendo il continuum spazio-tempo in un insieme discreto di punti. In analogia con le mini-simulazioni che i teorici delle teorie di gauge su reticolo oggi eseguono per costruire i nuclei a partire dalla teoria sottostante delle forti interazioni (nota come cromodinamica quantistica), nel loro lavoro sono state studiate diverse conseguenze a livello osservativo di uno spazio-tempo simile ad una griglia.
Tra le prove proposte c’è un’ anisotropia nella distribuzione dei raggi cosmici ad altissima energia che, se osservata, sarebbe coerente con l’ipotesi della simulazione.
Fonti e approfondimenti
- Questo testo è stato in grossa parte tradotto dalla voce di Wikipedia in inglese Simulation hypothesis, i cui autori sono mostrati nella relativa cronologia.
Il testo è disponibile secondo la licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo; possono applicarsi condizioni ulteriori. - Are You Living in a Computer Simulation? (IA)
- Constraints on the universe as a numerical simulation | SpringerLink, abstract della ricerca di Beane, Davoudi e Savage. (IA)