
La realtà virtuale potrebbe essere di aiuto per chi soffre di schizofrenia, autismo o morbo di Parkinson secondo uno studio dell’Università di Waterloo. In particolare questa tecnologia potrebbe essere d’aiuto nel cambiare o comunque modificare la percezione del tempo.
Come sottolinea anche Séamas Weech, kinesiologo ed autore dello studio, proprio la capacità di stimare il trascorrere del tempo con precisione risulta fondamentale per i tentativi dell’essere umano di interagire con l’ambiente circostante e in generale con il mondo.
Tuttavia questa capacità può essere inibita o modificata in peggio dalle suddette patologie. Per alcuni pazienti, infatti, l’orologio interno risulta disadattato. Ciò causa delle deficienze temporali e difficoltà ad eseguire determinate azioni.
I ricercatori hanno fatto giocare a 18 donne e 13 maschi non affetti da alcun disturbo sensorio, muscolo-scheletrico o neurologico, il gioco di realtà virtuale Robo Recall.
Durante le sessioni di gioco, i ricercatori misuravano le abilità di percezione del tempo dei partecipanti prima e dopo le sessioni di gioco scoprendo che la sessione di realtà virtuale portava a riduzioni significative nelle stime dei tempi da parte dei partecipanti, di circa il 15%.
Questo significa che in realtà virtuale potrebbe aiutare determinati individui a spostare la percezione del tempo e dunque a trattare le condizioni neurologiche correlate.
Ulteriori studi, secondo lo stesso Weech, saranno comunque necessari per capire la durata di questi effetti e se sono osservabili nel cervello.
Fonti e approfondimenti
- Virtual reality could recalibrate neurological disorders | Waterloo News | University of Waterloo (IA)
- Movement-Contingent Time Flow in Virtual Reality Causes Temporal Recalibration | Scientific Reports (IA) (DOI: 10.1038/s41598-019-40870-6)
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