
Riportare il diavolo della Tasmania, un mammifero marsupiale che vive appunto solo nell’isola della Tasmania, sulla terraferma, potrebbe essere d’aiuto a controllare e a limitare la presenza di animali invasivi, primi fra tutti gatti selvatici e volpi. È l’idea alla quale stanno lavorando alcuni ricercatori che, a tal proposito, hanno pubblicato anche uno studio su Biological Conservation.
L’idea è arrivata quando i ricercatori hanno fatto alcune analisi di reperti paleontologici. In particolare hanno esaminato con maggiore attenzione tutta la documentazione fossile dei diavoli della Tasmania che una volta vivevano sulla terraferma, in particolare nell’Australia continentale. Hanno anche compreso come questi particolari marsupiali interagivano con gli altri animali selvatici.
Non si tratta di un’idea bizzarra: reintrodurre predatori apicali in ambienti dominati, per un motivo o per un altro, da animali invasivi, è stato già fatto in precedenza. Ad esempio sono stati reintrodotti i lupi nel parco nazionale di Yellowstone, negli Stati Uniti, per controllare la sovrappopolazione delle alci che stava portando alla distruzione dell’habitat.
Ora i ricercatori si chiedono se reintrodurre il diavoli della Tasmania nell’Australia continentale possa avere lo stesso effetto positivo. Questi marsupiali, infatti, una volta vivevano nell’Australia continentale quando la Tasmania non era ancora un’isola (lo è diventata circa 10.000 anni fa grazie all’innalzamento del livello del mare).
L'”intrappolamento” dei diavoli nella Tasmania ha provocato un aumento, non proprio improvviso, a dire il vero, di animali quali volpi e gatti che ora prosperano letteralmente in tutta l’Australia. Ciò provoca impatti negativi sulle prede tradizionali di questi ultimi, in particolare mammiferi di piccole dimensioni.