Resistenza ad antibiotici dei batteri del bestiame è triplicata dal 2000

Il continuo aumento dell’utilizzo di antibiotici per il bestiame da allevamento ha aumentato moltissimo la resistenza dei batteri patogeni secondo uno studio condotto da ricercatori di Princeton, dell’ETH di Zurigo e della Libera Università di Bruxelles.

I ricercatori hanno scoperto che in particolare nei paesi a basso e medio reddito la resistenza da parte dei batteri patogeni agli antibiotici negli animali è quasi triplicata tra il 2000 e 2018.
Si parla di nazioni come Cina, India, Brasile e Kenya che vengono considerati, degli stessi ricercatori, come nuovi punti di crisi.

I ricercatori hanno raccolto i dati di più di mille studi o rapporti veterinari provenienti da tutto il mondo creando una sorta di mappa della resistenza da parte dei batteri agli antibiotici.
Questi nuovi più forti livelli di resistenza caratterizzano soprattutto batteri quali Escherichia coli, Campylobacter, Salmonella e Staphylococcus aureus.

Gli aumenti di resistenza si sono avuti soprattutto nei polli, per i quali i trattamenti con gli antibiotici sono falliti più della metà delle volte 40% degli esemplari, e nei suini, dove sono falliti in circa un terzo.

Secondo i ricercatori ciò è da spiegare anche nel fatto che dal 2000 la produzione di carne è aumentata di oltre il 60% in Asia e in Africa e di oltre il 40% in Sudamerica.
Ad oggi il 73% dell’utilizzo globale di antibiotici è destinato alla produzione di carne.
Se si considera che più della metà di polli e di maiali allevati nel mondo si trova in Asia, si tratta di dati certamente allarmanti.

L’aumento della resistenza dei batteri agli antibiotici nel settore del bestiame diventa dunque più che preoccupante soprattutto nei paesi in via di sviluppo, come ricorda Thomas van Boeckel, primo autore dello studio, che rimarca anche la crescita “esplosiva” per quanto riguarda la produzione e il consumo di carne in queste regioni. Lo stesso accesso agli antibiotici veterinari resta, in gran parte di queste regioni, non regolamentato.

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