Molte delle esplosioni stellari che conosciamo come “supernovae” sono assonometriche: tendono a propagarsi solo su un asse piuttosto che in tutte le direzioni. Un nuovo studio, pubblicato sull’Astrophysical Journal, cerca di chiarire questo mistero.
Gli scienziati della École Polytechnique sono concentrati sui cosiddetti “resti di supernova”, ossia i resti che vengono proiettati, a grossa velocità, verso l’esterno a seguito del crollo gravitazionale di una stella su se stessa.
Si tratta di vere proprie onde d’urto che arrivano a diffondersi per periodi lunghissimi e per distanze altrettanto lunghe, tanto che possono essere visti anche dalla Terra anche in quei casi in cui le esplosioni sono avvenute a grossa distanza.
Riproducendo il fenomeno fisico delle supernovae in laboratorio, naturalmente a scala molto più piccola, ed utilizzando i laser ad alta potenza dell’Intense Lasers Lab (LULI) della École Polytechnique, i ricercatori hanno scoperto che l’onda d’urto si allunga in una sola direzione a causa del campo magnetico.
A tal proposito hanno analizzato G296.5 + 10.0, resti di una supernova che sembrano essere proiettati lungo l’asse verticale piuttosto che nell’altro asse. Questa esplosione ha generato degli shock magnetoidrodinamici nel mezzo interstellare e ha provocato un’onda di scoppio di forma sferoidale il cui asse maggiore risulta allineato quello del campo magnetico.
Approfondimenti
- Laboratory Study of Bilateral Supernova Remnants and Continuous MHD Shocks – IOPscience (IA) (DOI: 10.3847/1538-4357/ab92a4)