Il mese scorso abbiamo visto come con una rete di più telescopi (l’Event Horizon Telescope o EHT) sparsi per la terra sia possibile reperire immagini di oggetti ben più lontani o con una luminosità molto più debole rispetto a quelli che si possono individuare con un singolo telescopio.
Ma cosa succede se questa rete di telescopi viene messa in orbita intorno alla Terra? Gli effetti positivi, in termini di qualità dell’immagine e di distanza raggiungibile, sarebbero moltiplicati e lo conferma anche una nuova ricerca che studia proprio questa possibile applicazione e che è stata pubblicata su Astronomy & Astrophysics.
Il concetto, denominato Evento Horizon Imager (EHI), prevedrebbe il posizionamento di due o più satelliti in orbita circolare intorno alla Terra, una rete che permetterebbe soprattutto di osservare con più facilità i buchi neri.
Con un sistema del genere, secondo gli scienziati, sarebbe possibile fotografare anche Sagittarius A*, il grande buco nero che si trova al centro della nostra galassia e che non è stato possibile fotografare con i telescopi terrestri a causa di una forte foschia e di nuvole di polvere presenti tra il buco nero e noi stessi.
Secondo Freek Roelofs, autore principale dello studio e ricercatore presso la Freek Roelofs, i vantaggi nell’usare satelliti o comunque telescopi spaziali invece di radiotelescopi terrestri sarebbero innumerevoli: “Nello spazio, puoi fare osservazioni a frequenze radio più alte, perché dalla Terra queste sono filtrate dall’atmosfera. Anche le distanze tra i telescopi nello spazio sono maggiori. Questo ci permette di fare un grande passo in avanti. Potremmo essere capaci di riprendere le immagini con una risoluzione cinque volte maggiore rispetto a ciò che è possibile con l’EHT” .
Inoltre il fatto stesso che questi satelliti si muovano intorno alla Terra e non siano fissi come quelli permanenti sul suolo terrestre può essere sfruttato per ottenere ancora più vantaggi e per ottenere immagini dettagliate dei buchi neri pressoché reali in tutti i loro dettagli.
Il problema maggiore di un sistema del genere sarebbe rappresentato perlopiù dall’inoltro dei dati acquisiti dei telescopi. Si parlerebbe sicuramente di grossissime quantità di dati.
Questi ultimi potrebbero essere mandati sulla Terra attraverso un collegamento laser dopo essere stati parzialmente elaborati a bordo dei satelliti stessi. Inoltre il sistema, per funzionare a dovere, richiede un calcolo molto preciso della posizione e della velocità dei satelliti, cosa più difficile rispetto ad un sistema di radiotelescopi terrestri permanenti.
In generale gli scienziati credono però sia un progetto fattibile, magari creando un sistema ibrido con i satelliti che funzionano in combinazione con i radiotelescopi sulla Terra.