Tramite tecniche innovative di intelligenza artificiale, utilizzando il nuovo supercomputer ALICE di Leiden, un team di tre astronomi ha scoperto diversi asteroidi che, sebbene per ora e per i prossimi anni possano essere considerati innocui, hanno una possibilità di scontrarsi con la Terra in futuro.
Il relativo studio, pubblicato su Astronomy & Astrophysics, descrive come gli stessi ricercatori hanno utilizzato il supercomputer calcolando le orbite del Sole e dei pianeti del sistema solare fino a 10.000 anni futuro.
Sono riusciti poi a rintracciare le orbite di diversi asteroidi includendole nelle loro simulazioni e acquisendo, infine, un database di oggetti che hanno una possibilità di abbattersi sulla superficie terrestre.
“Se riavvolgi l’orologio, vedrai i famosi asteroidi atterrare di nuovo sulla Terra. In questo modo puoi creare una biblioteca delle orbite degli asteroidi che si sono abbattuti sulla Terra”, dichiara Simon Portegies Zwart, dell’Università di Leiden, uno degli autori dello studio.
I ricercatori hanno addestrato, con un set di oltre 100.000 oggetti che si sono avvicinate o che hanno impattato sulla Terra durante 20 epoche diverse, una rete neurale e Hanno Messo a punto un metodo che loro stessi hanno denominato Hazardous Object Identifier (HOI).
Questa rete neurale può riconoscere oggetti noti che passano relativamente vicine alla Terra ma è riuscita a verificare anche oggetti relativamente pericolosi che non erano stati classificati come tali.
Tra di essi spiccano 11 asteroidi che, secondo i ricercatori, tra il 2131 e il 2923 si avvicineranno al nostro pianeta di oltre 10 volte la distanza che lo separa dalla Luna. Tutti questi asteroidi hanno un diametro maggiore di 100 metri.
Ma la cosa più importante, in termini di possibili utilizzi di questo sistema in futuro, sta nel fatto che HOI è riuscito ad identificare il 90,99% degli oggetti potenzialmente pericolosi già identificati dai sistemi della NASA senza essere addestrato su di essi singolarmente, come riferito nell’abstract dello stesso studio.
Perché non sono mai stati identificati precedentemente? Perché le Loro orbite sono “caotiche” e quindi il software che attualmente si utilizza per fare questi calcoli, un software che esegue sostanzialmente simulazioni con il metodo della “forza bruta”, non è riuscito ad identificarli.
“Ora sappiamo che il nostro metodo funziona, ma vorremmo sicuramente approfondire la ricerca con una migliore rete neurale e con più input. La parte difficile è che piccole interruzioni nei calcoli dell’orbita possono portare a grandi cambiamenti nelle conclusioni”, dichiara ancora Portegies Zwart fiducioso nel fatto che le reti neurali artificiali potranno essere utilizzate in futuro per identificare oggetti pericolosi in maniera molto più proficua rispetto ai metodi attuali, cosa importantissima per prevenire in tempo eventuali impatti.