
È possibile prevenire gli incendi appiccandoli in determinate aree e con particolari modalità: ciò che lascia intendere un nuovo studio, apparso su Nature Sustainability, e condotto da studiosi di Stanford che ripropongono l’utilizzo dei cosiddetti “incendi controllati” per contrastare gli incendi boschivi, alla luce anche dei vasti incendi che si sono scatenati in Australia.
Gli incendi controllati, o “fuoco prescritto”, si rivelerebbero utili soprattutto in quelle aree dove anni di soppressione degli stessi incendi hanno portato all’accumulo massiccio di legna e combustibili vegetali nelle foreste, letteralmente ammassati e pronti a far scoppiare nuovi incendi.
Gli incendi controllati sfuggono raramente ai confini prestabiliti e possono avere anche dei benefici ecologici alla pari di quelli che possono avere gli incendi naturali.
Tra questi ci sono la limitazione degli insetti infestanti, delle piante malate e in generale un aumento della diversità delle specie. Il fuoco è da sempre una parte naturale della stessa ecologia dei boschi e delle foreste e non è di certo una novità in quanto a strumento utilizzato da agricoltori e silvicoltori.
Il problema è che se ne può perdere facilmente il controllo oppure se ne può abusare, con tutti i rischi che seguono.
I ricercatori hanno eseguito precisi calcoli nei propri studi definendole superfici da incendiare per ottenere i massimi benefici. Per esempio nella sola California ci sarebbe bisogno di incendi controllati oppure di un disboscamento controllato, di circa 20 milioni di acri, quasi il 20% dell’area dell’intero stato.
“Gli incendi controllati sono efficaci e sicuri”, dichiara Chris Field, direttore dello Stanford Woods Institute for the Environment e Melvin. “La California deve rimuovere gli ostacoli al loro utilizzo in modo da poter evitare incendi più devastanti”.