
In un articolo pubblicato su Annals of Neurology Clinical and Translational un team di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital annuncia quello che potrebbe essere considerato come un nuovo biomarcatore nel sangue per rilevare con più efficienza la demenza.
Per rilevare la demenza attualmente si fa l’analisi dei biomarcatori del fluido cerebrospinale, una tecnica che richiede un prelievo spinale e che è dunque abbastanza invasiva.
Il nuovo studio propone la misurazione dei livelli circolanti nel sangue della proteina 2 (IGFBP-2).
Secondo i ricercatori i livelli di IGFBP-2 possono essere infatti associati ad un rischio aumentato di demenza per tutte le cause, anche per quella dovuta alla malattia di Alzheimer.
I ricercatori hanno testato questo metodo misurando i livelli di IGFBP-2 in vari campioni di plasma di 1600 partecipanti di uno studio di coorte.
Confrontando le analisi con i dati dello studio, i ricercatori scoprivano che livelli arti di IGFBP-2 potevano essere associati ad un aumentato rischio di demenza nonché a prestazioni peggiori nei test di ragionamento astratto.
Secondo i ricercatori questo metodo migliora in maniera significativa anche la classificazione di rischio di demenza, una cosa che suggerisce che il metodo stesso potrebbe rivelarsi utile non solo per rilevarla ma anche per prevederne il rischio.
Secondo Emer McGrath, neurologa del Dipartimento di neurologia di Brigham e una delle autrici dello studio, Questi nuovi biomarcatori potrebbero “aiutare a definire più accuratamente i sottogruppi di malattie”.