
Parliamoci chiaro fin dall’inizio: ricreare il genoma non significa poter ricreare un clone umano men che meno riportare in vita una persona morta secoli prima. Tuttavia quello che è stato fatto da un gruppo di scienziati il cui studio è stato pubblicato su Nature Genetics si rivela in ogni caso eccezionale.
Il gruppo di scienziati e genetisti è riuscito a ricreare buona parte del DNA di Hans Jonatan, un ex-schiavo stabilitosi poi in Islanda morto nel 1827. Sull’isola l’uomo aveva conosciuto una donna con la quale aveva avuto una famiglia. Proprio gli attuali discendenti dell’uomo hanno richiesto la decodifica del DNA.
Quel che più sorprende è che questa decodifica è avvenuta non tramite resti dell’uomo o tracce genetiche dirette di qualsiasi tipo, ma tramite l’analisi genetica dei soli discendenti, benché numerosi.
Gli scienziati, appartenenti alla società di ricerca sul genoma deCODE Genetics, hanno fatto rintracciato ben 788 discendenti dell’uomo prelevando campioni di DNA di ben 182 membri. Si parla di almeno cinque generazioni diramatesi proprio dall’unione di Hans e della sua moglie islandese.
I ricercatori sono stati in grado di ricreare anche il 38% del genoma della madre di Hans deducendone che la donna proveniva da una regione compresa tra gli attuali Benin, Nigeria e Camerun.
Un risultato non da poco, non c’è che dire, per una persona morta quasi due secoli fa che praticamente non ha lasciato alcuna traccia se non lontani discendenti.
Fonti e approfondimenti
- DNA of man who died in 1827 recreated from his living relatives | New Scientist (IA)
- Reconstructing an African haploid genome from the 18th century | Nature Genetics (IA)
- DOI: 10.1038/s41588-017-0031-6
- Autori ricerca: Anuradha Jagadeesan, Ellen D. Gunnarsdóttir, S. Sunna Ebenesersdóttir, Valdis B. Guðmundsdóttir, Elisabet Linda Thordardottir, Margrét S. Einarsdóttir, Hákon Jónsson, Jean-Michel Dugoujon, Cesar Fortes-Lima, Florence Migot-Nabias, Achille Massougbodji, Gil Bellis, Luisa Pereira, Gísli Másson, Augustine Kong, Kári Stefánsson & Agnar Helgason
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