Rimpiazzi del BPA nella plastica causano stessi problemi nei topi da laboratorio

Da quando è stato scoperto, circa una ventina di anni fa, che il BPA (abbreviazione di bisfenolo A), un polimero di natura plastica, poteva causare problemi agli esseri umani a seguito di sperimentazioni in laboratorio sui topi, questo materiale è stato sostituito da altri ritenuti non più dannosi, tanto che ora molti prodotti vengono pubblicizzati come “BPA free”.

Ora una nuova ricerca, apparsa su Current Biology, cita proprio questi bisfenoli alternativi, utilizzati per sostituire il BPA, e li considera altrettanto dannosi, almeno per i topi.
Un’esperienza che la stessa Patricia Hunt della Washington State University, la scienziata impegnata nella ricerca, definisce come un “déjà vu”.

In effetti ancora una volta i ricercatori hanno evidenziato gli stessi danni fisici nei topi, solo che stavolta erano più difficili da individuare. Nello specifico, contaminando le gabbie dei topi con bisfenoli sostitutivi, i ricercatori si accorgevano che i ratti avevano problemi nella produzione di uova e di sperma.

Hanno poi controllato gli effetti di un rimpiazzo comune per il BPA, denominato BPS, confermando che questo bisfenolo sostitutivo produce “anormalità cromosomiche notevolmente simili a quelle viste tanti anni prima negli studi sul BPA”. Inoltre la stessa esposizione degli animali a questi polimeri sostitutivi si rivelerebbe “notevolmente simile a quella che potrebbe accadere nelle persone che usano la plastica in quanto l’esposizione era accidentale e altamente variabile”.

Se gli stessi effetti si avessero sugli esseri umani, essi continuerebbero a persistere per circa tre generazioni, secondo i ricercatori.
La stessa Hunt sospetta inoltre che altre sostanze chimiche presenti nella plastica di utilizzo quotidiano possano interferire con il sistema endocrino, come i parabeni, i ftalati e i ritardanti di fiamma.

Fonti e approfondimenti

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