
L’allevamento intensivo di animali come i bovini può portare a danni all’ambiente, come già dimostrato da tante ricerche, soprattutto per il gas intestinale espulso da questi animali che può andare ad ingigantire il livello dei gas serra nell’aria. C’è però un altro aspetto riguardante l’allevamento intensivo di bovini che può risultare altamente negativo per l’ambiente.
Si parla delle loro urine: quando urinano su terreni già degradati mucche e simili rilasciano ossido di azoto che è un altro potente gas ad effetto serra. In particolare l’ossido di azoto ha un grosso potere calorifico, anche superiore a quello del biossido di carbonio.
Come limitare questi danni? Secondo uno studio condotto dal Centro internazionale per l’agricoltura tropicale (CIAT) è possibile limitarne gli effetti facendo pascolare i bovini su terreni non degradati, sostanzialmente più ricchi di vegetazione, ed utilizzando il metodo del pascolo rotazionale nonché aggiungendo attivamente arbusti e alberi nelle zone più a rischio.
Analizzando campioni di urina prelevata da gruppi di bovini in varie località dell’America Latina e dei Caraibi, i ricercatori hanno scoperto infatti che i pascoli più degradati emettevano un livello significativamente maggiore di ossido di azoto rispetto ai pascoli più sani.
Secondo Ngonidzashe Chirinda, ricercatore del CIAT e autore principale dello studio, “I pascoli degradati sono cattivi in molti modi […] non solo influenzano la sicurezza alimentare e il sostentamento degli agricoltori oggi, ma influenzano il sostentamento dei futuri agricoltori perché emettono più gas che causano il riscaldamento globale”.
Non si tratta di previsioni da prendere sottogamba considerando che, secondo le più recenti stime, ci sono circa 150 milioni di ettari di pascoli degradati in America Latina e che il solo Brasile ne vanta più di 80 milioni. I pascoli degradati sono dovuti naturalmente al sovrapascolamento che porta a compattazione del suolo e a perdita di materiale organico, di nutrienti e di carbonio.