
Uno stato mentale alterato o compromesso viene associato, secondo uno studio, ad un più alto rischio di morte un anno dopo un attacco cardiaco nei pazienti anziani.
Secondo Farzin Beygui, ricercatore della Università di Caen e autore dello studio “I cardiologi dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di condurre semplici test per valutare lo stato mentale negli anziani dopo un attacco di cuore. I pazienti con uno stato mentale ridotto possono quindi ricevere una gestione più intensiva come appuntamenti di follow-up regolari con i loro medici generici o infermieri, una valutazione più specifica per una diagnosi precoce di demenza e una terapia personalizzata”.
Sempre secondo lo studio, le persone con 75 anni più costituiscono circa un terzo e più della metà delle persone decedute dopo ricoveri ospedalieri a seguito di un infarto. Lo studio si è servito delle analisi riguardo l’impatto dello stato mentale sul rischio di morte in 600 pazienti di età pari o superiore a 75 anni ricoverati a seguito di infarto.
I test sono utilizzati per esaminare lo stato mentale di queste persone sono stati il Mini-Mental State Examination (MMSE) e il Confusion Assessment Method (CAM).
Lo studio è stato presentato al congresso 2018 della Società Europea di Cardiologia (ESC).