Un team di ricercatori ha mostrato, nel corso di una conferenza dell’Association for Computing Machinery’s Conference on Embedded Networked Sensor Systems (SenSys 2020), che gli aspirapolveri robotici domestici, quelli di forma circolare che aspirano la polvere dai pavimenti agendo per conto loro, possono essere hackerati a distanza affinché funzionino da microfoni per registrare l’audio proveniente dall’ambiente circostante.
Il team di ricercatori ha prima raccolto quante più informazioni possibili sul sistema di navigazione, basato sul laser, di uno dei più popolari robot aspirapolvere in commercio. Hanno quindi applicato complesse tecniche di elaborazione del segnale e di deep learning grazie alle quali hanno trasformato lo stesso sistema laser dell’aspirapolvere in una sorta di microfono e tramite quest’ultimo riuscivano ad identificare programmi televisivi riprodotti in una TV presente nella stanza in cui il robot passava o era presente.
Nonostante non abbia diversi alcun microfono, infatti, questi oggetti possono essere hackerati in tal senso perché utilizzano una tecnologia di rilevamento della luce Lidar. Questa tecnologia, una volta manipolata, permette di raccogliere il suono circostante.
“Diamo il benvenuto a questi dispositivi nelle nostre case e non ci pensiamo”, spiega Nirupam Roy, un assistente professore del Dipartimento di informatica dell’Università del Maryland che ha partecipato al progetto. “Ma abbiamo dimostrato che anche se questi dispositivi non hanno microfoni, possiamo riutilizzare i sistemi che usano per la navigazione per spiare le conversazioni e potenzialmente rivelare informazioni private”.
In sostanza questi aspirapolveri si servono del sistema di navigazione Lidar onde proiettare un raggio laser nella stanza per poi percepire il riflesso degli stessi raggi. In questo modo riescono a riconoscere la presenza di oggetti vicini, di muri, di sedie, eccetera, da evitare durante la raccolta della polvere dal pavimento. Si tratta di un metodo per mappare la stanza o l’intera casa ed evitare dunque collisioni.
I ricercatori, grazie ad algoritmi di apprendimento profondo (deep learning) sono riusciti ad interpretare le onde sonore sparse dai laser e poi catturate dallo stesso dispositivo. In questo modo sono riusciti a captare sia voci umane che dettavano dei numeri tramite degli altoparlanti per computer sia voci provenienti da alcuni programmi televisivi, fonti situate all’interno della camera dove operava il robot aspirapolvere.
Questi robot, infatti, sono capaci anche di connettersi ad Internet per una varietà di funzioni. Ad esempio le “mappe” della casa create sono archiviate tramite apposite app su Internet e proprio per questo possono rappresentare delle violazioni della privacy. Chi ha accesso a queste mappe, per esempio, potrebbe accedere ad informazioni importanti quali le dimensioni della casa, il numero delle stanze, eccetera e da queste derivare molte altre informazioni più personali relative allo stile di vita.
Approfondimenti
- Spying with your robot vacuum cleaner | Proceedings of the 18th Conference on Embedded Networked Sensor Systems (IA) (DOI: 10.1145/3384419.3430781)