
I ricercatori stanno analizzando l’enorme mole di dati raccolti tra il 2014 e il 2016 durante la missione Rosetta dell’ESA e riguardanti la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko.
Si tratta di più di 76.000 immagini ad alta risoluzione che sono state catturate tramite la videocamera OSIRIS.
Tramite queste immagini, gli scienziati stanno cercando di capire i cambiamenti relativi alla superficie di questa cometa al suo avvicinarsi al Sole, onde comprendere l’evoluzione della superficie delle comete in generale quando si avvicinano al Sole e cominciano a perdere parte del materiale a causa del calore crescente.
In particolare i ricercatori si stanno concentrando sui vari massi che sono rotolati sulla superficie della cometa prima di essere eventualmente espulsi nello spazio.
Hanno analizzato un masso, recentemente individuato nella regione che collega i due lobi della cometa, di circa 10 metri di larghezza.
Questo masso è caduto da una zona sopraelevata ed è rimbalzato più volte senza rompersi lasciando varie “impronte”.
Come dichiara Jean-Baptiste Vincent dell’Istituto di Ricerca Planetaria del DLR, si pensa che questo grande masso sia caduto da una sorta di scogliera alta 50 metri e che sia stato l’elemento più grande di una frana che ha visto lo spostamento più a valle di circa 230 tonnellate di materiale.
Nel periodo più “attivo”, quello tra maggio e dicembre 2015 durante il quale la cometa si avvicinava sempre più al Sole prima di allontanarsi, sono accaduti tantissimi di questi eventi sulla sua superficie, eventi che purtroppo Rosetta ha dovuto fotografare ad una certa distanza per non restare coinvolta nella perdita dei detriti.
Ad esempio uno degli eventi più grandi in termini di crolli è stato un collasso ancora più grande avvenuto il 12 settembre 2015 nell’emisfero nord della cometa, una frana che ha visto lo spostamento di circa 2000 m² di materiale.