
Poter monitorare la quantità di sale negli oceani risulta di fondamentale importanza per comprendere le correnti marine e, in generale, tutto l’ecosistema della Terra. Un nuovo metodo di rilevazione, ottenibile analizzando il colore dell’oceano, è stato messo a punto da un gruppo di ricercatori dell’Universiti Malaysia Terengganu (UMT) e la relativa ricerca è stata pubblicata su Pertanika Journal of Science & Technology.
La sanità del mare, nonostante a livello totale generale risulti stabile, non è un dato fisso se si considerano le varie zone: alcune aree sono più salate di altre; inoltre i livelli possono cambiare quando ci sono all’opera vari agenti, come ad esempio la pioggia o il flusso di un fiume che si riversa nel mare.
Questo ciclo idrologico influenza agli ecosistemi, in sostanza gli organismi marini, e influenza anche i flussi oceanici in quanto quando l’acqua più salata e densa essa sprofonda sotto l’acqua meno salata.
Il gruppo di ricerca è riuscito a comprendere, con una certa precisione, i livelli di sanità zona per zona utilizzando le immagini del satellite Aquarius della NASA. Questo satellite scatta immagini di una stessa zona una volta a settimana. I ricercatori sono stati infatti in grado di usare le varie gradazioni di colore dell’oceano presenti queste immagini per determinarne la sanità.
Questo è possibile perché c’è una relazione tra la quantità di materia organica disciolta colorata (coloured dissolved organic matter, CDOM) e la stessa sanità. Da qui a creare un algoritmo computerizzato che calcoli in maniera semiautomatica i vari livelli di sanità, il passo è stato breve anche se gli stessi ricercatori raccomandano ulteriori test.