Salmoni si adattano a fiumi degradati e con poco ossigeno cambiando membrana delle uova

Uova di salmone (credito: Università di Southampton)

I salmoni sono capaci di far evolvere la membrana delle proprie uova per adattarsi ai fiumi con bassi livelli di ossigeno secondo una ricerca apparsa su Royal Society Open Science . In questo modo gli embrioni di salmone possono essere incubati con successo.
I ricercatori hanno infatti rilevato diverse differenze per quanto riguarda la struttura della sottile pellicola che circonda gli embrioni di salmone. Questa pellicola influisce infatti sulla capacità dell’embrione stesso di assorbire l’ossigeno che è disciolto dall’acqua del fiume.

Il discorso vale soprattutto per il salmone atlantico, in netto declino. Gli scienziati pensano che il declino di questi pesci sia dovuto alla riduzione sempre più forte della quantità di ossigeno nell’acqua dei fiumi. Ciò accade perché i sedimenti vengono spostati via dal fondo dei fiumi e ciò incoraggia la crescita di una quantità sempre più grande di materia organica. Dato che i salmoni depongono le uova sui letti dei fiumi e dato che le membrane delle uova debbono “aspirare” ossigeno dall’acqua, il danno è ben comprensibile.

Tuttavia analizzando varie uova di salmone da vari vivai di conservazione in quattro fiumi di Regno Unito, gli scienziati si sono accorti che lo spessore delle membrane variava così come variava la porosità e la permeabilità della stessa a seconda del livello di ossigeno.
Jack Bloomer, autore principale della ricerca, dichiara: “I nostri risultati ci dicono che la permeabilità delle membrane delle uova di salmone differisce in base alla loro posizione e che la loro struttura influisce sull’efficienza con cui possono ricevere l’ossigeno dall’acqua che li circonda. Ciò che non possiamo ancora dire con certezza è se le popolazioni sopravvivono sviluppando una specifica struttura di membrana per adattarsi alle particolari condizioni del fiume in cui si stanno covando – sebbene l’evidenza indichi questa come una forte possibilità e speriamo che studi futuri possano fornire ulteriori prove.”

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