
Un funzionario politico di San Francisco, Jane Kim, in un’intervista alla CNBC, ha dichiarato che si sta attivando per tentare di esplorare, in maniera più o meno ufficiale, la possibilità di estendere alcune delle varie tasse vigenti a carico degli imprenditori per tutte quelle industrie e fabbriche che utilizzano robot i quali eseguono lavori che solitamente sono fatti da umani.
Secondo il progetto, le aziende dovrebbero pagare queste ulteriori tasse onde andare a finanziare un fondo che verrebbe poi utilizzato per integrare la previdenza sociale se non per andare a finanziare veri e propri redditi di cittadinanza, in particolare per tutte quelle persone che hanno perso il lavoro proprio casa dell’automazione.
Già all’inizio di quest’anno, Bill Gates si era mostrato abbastanza favorevole alla possibilità di imporre tasse per l’utilizzo di robot da parte dell’azienda, un’idea che sta sembrando sempre più fattibile e non troppo assurda anche grazie al fatto che l’automazione stessa e i robot si stanno diffondendo sempre di più a livello industriale e sempre più in maniera massiccia fanno denotare l’inutilità dell’uomo in certi processi di produzione.
Secondo la Kim, l’obiettivo è quello di rendere più agevole questa transizione nonché di creare fondi onde agevolare la creazione di posti, ma anche la formazione stessa dei lavoratori, in quei settori che, almeno attualmente, restano difficili da automatizzare (si pensi, per esempio, l’assistenza per i bambini o per i malati).
Ovviamente non tutti sono d’accordo, a partire da Jeff Burnstein, presidente della Association for Advancing Automation, secondo cui ulteriori tasse comprometterebbero l’innovazione.