Un interessante studio condotto da ricercatori della McGill mostra che la popolazione Maya della città di Itzan, odierna Guatemala, variava nel corso del tempo a seconda dei cambiamenti climatici. Si avevano infatti netti cali del numero degli abitanti di quest’area durante i periodi molto secchi oppure molto umidi.
Lo studio è interessante anche perché i ricercatori sono giunti a questa conclusione analizzando gli stanoli, molecole organiche che si trovano nella materia fecale dei componenti di questa popolazione i cui campioni sono stati prelevati da un lago locale.
I ricercatori hanno analizzato il numero e la qualità degli stanoli prelevando dei campioni dal fondo di un lago nei pressi della città di Itzan. Con una tecnica nuova i ricercatori sono riusciti a tracciare i cambiamenti della popolazione in relazione alla variabilità climatica nonché ai ambiamenti insiti nei modelli stessi degli insediamenti. Tra le altre cose hanno scoperto anche che questa città era stata fondata 650 anni prima di quanto calcolato in precedenza, calcoli effettuati rispetto a prove di tipo archeologico.
Sempre grazie a queste analisi, i ricercatori hanno scoperto che ci fu un “crollo” della popolazione Maya di quest’area tra l’800 e il 1000 d.C.. Inoltre hanno trovato un grosso picco nella popolazione che testimonia il fatto che diversi gruppi si rifugiarono in quest’area a seguito dell’attacco degli spagnoli nel 1697 d.C.. Ciò fa di Itzan una delle ultime roccaforti Maya nelle pianure meridionali dell’odierno Guatemala.
Gli stessi ricercatori hanno inoltre trovato la conferma di tre diversi periodi molto secchi che hanno portato ad una forte diminuzione della popolazione. Detti periodi sono avvenuti tra il 90 e il 280 d. C., tra il 730 e il 900 d.C. e tra il 1350 e il 1950 a.C.. Inoltre i ricercatori hanno scoperto che la stessa popolazione Maya di questa area è diminuita anche durante un periodo molto umido occorso tra il 400 e il 210 a.C..
Si tratta di un’informazione nuova quella relativa all’umidità perché mostra che le popolazioni Maya erano fortemente influenzate non solo da periodi molto secchi ma anche da quelli con abbondanti piogge.
Inoltre i ricercatori hanno scoperto una quantità inusualmente bassa di stanoli fecali sul fondo del lago in relazione ad un periodo per il quale ci sono prove archeologiche relative al fatto che la popolazione non era diminuita, anzi era più grande. Questo può voler significare, secondo i ricercatori, che i Maya avevano anche imparato ad adattarsi al degradamento del suolo, e quindi alla perdita dei raccolti, utilizzando tecniche tra cui l’applicazione di feci umane come fertilizzante per le colture.
Note e approfondimenti
- Molecular evidence for human population change associated with climate events in the Maya lowlands – ScienceDirect (IA) (DOI: 10.1016/j.quascirev.2021.106904)