Scienziati scoprono che alcuni gruppi di protisti marini mangiano virus

I ricercatori hanno analizzato vari campioni di acqua marina prelevati dal Golfo del Maine e dal Mediterraneo (credito: Stepanauskas et al., Frontiers | DOI: 10.3389/fmicb.2020.524828 | Microbiology)

Potrebbe essere la prima prova di gruppi di protisti marini mangiatori di virus che catturano le loro prede tramite la fagocitosi, sostanzialmente inghiottendole. È quella che hanno trovato alcuni ricercatori del Single Cell Genomics Center del Bigelow Laboratory for Ocean Sciences di East Boothbay, Maine, USA. Gli scienziati hanno infatti scoperto che i Choanozoa e i Picozoa contengono, all’interno delle loro cellule, il DNA di moltissime tipologie di virus infettivi e non di batteri, una prova, secondo gli stessi scienziati, chi si nutrono di virus e che questi ultimi non sono il risultato di infezione o di un ingerimento avvenuto non in maniera diretta.

È stata una grossa sorpresa per gli stessi ricercatori in quanto non si credeva che i virus potessero fare da alimento per i protisti e potessero rappresentare un soggetto importante nelle reti alimentari del mare, come spiega Ramunas Stepanauskas, direttore del suddetto istituto e autore corrispondente dello studio.
Per giungere a questi risultati gli scienziati hanno esaminatona vari campioni d’acqua prelevata dall’area superficiale del mare del Golfo del Maine e del Mediterraneo, al largo della Spagna.
Utilizzando odierni strumenti di genomica monocellulare, hanno sequenziato il DNA di quasi 1700 protisti scoprendo che molti di essi (il 51% di quelli del Golfo del Maine e il 35% di quelli del Mediterraneo) mostravano sequenze virali nel loro DNA con una frequenza di 1-52 tipi di virus per ogni protista.

La maggior parte di questi virus sono noti per il fatto che infettano i batteri e probabilmente questi stessi batteri erano parassiti dei protisti. Tuttavia per i Choanozoa e i Picozoa , presenti solo nel Golfo del Maine le cose erano diverse. Questi due gruppi di protisti, relativamente poco conosciuti, hanno un apparato di alimentazione troppo piccolo per i batteri ma sufficiente per i virus che sono molto più piccoli.
Questo vuol dire che le sequenze del DNA virale trovati in questi due gruppi di protisti debbono far riferimento al fatto che i virus rappresentano un alimento diretto per loro e non il risultato di una infezione o di un ingerimento indiretto: “È molto improbabile che questi virus siano in grado di infettare tutti i protisti in cui sono stati trovati”, spiega Julia Brown, ricercatrice del Bigelow Laboratory e altra autrice dello studio.

Ne consegue che Choanozoa e Picozoa sono mangiatori di virus abituali. Forse non ci sarebbe da sorprendersi neanche tanto, secondo la stessa Brown: i virus sono infatti ricchi di nutrienti importanti come fosforo e azoto e rappresentano dunque un ottimo complemento alla dieta di questi esseri marini.

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