
Potrebbe essere la prima prova di gruppi di protisti marini mangiatori di virus che catturano le loro prede tramite la fagocitosi, sostanzialmente inghiottendole. È quella che hanno trovato alcuni ricercatori del Single Cell Genomics Center del Bigelow Laboratory for Ocean Sciences di East Boothbay, Maine, USA. Gli scienziati hanno infatti scoperto che i Choanozoa e i Picozoa contengono, all’interno delle loro cellule, il DNA di moltissime tipologie di virus infettivi e non di batteri, una prova, secondo gli stessi scienziati, chi si nutrono di virus e che questi ultimi non sono il risultato di infezione o di un ingerimento avvenuto non in maniera diretta.
È stata una grossa sorpresa per gli stessi ricercatori in quanto non si credeva che i virus potessero fare da alimento per i protisti e potessero rappresentare un soggetto importante nelle reti alimentari del mare, come spiega Ramunas Stepanauskas, direttore del suddetto istituto e autore corrispondente dello studio.
Per giungere a questi risultati gli scienziati hanno esaminatona vari campioni d’acqua prelevata dall’area superficiale del mare del Golfo del Maine e del Mediterraneo, al largo della Spagna.
Utilizzando odierni strumenti di genomica monocellulare, hanno sequenziato il DNA di quasi 1700 protisti scoprendo che molti di essi (il 51% di quelli del Golfo del Maine e il 35% di quelli del Mediterraneo) mostravano sequenze virali nel loro DNA con una frequenza di 1-52 tipi di virus per ogni protista.
La maggior parte di questi virus sono noti per il fatto che infettano i batteri e probabilmente questi stessi batteri erano parassiti dei protisti. Tuttavia per i Choanozoa e i Picozoa , presenti solo nel Golfo del Maine le cose erano diverse. Questi due gruppi di protisti, relativamente poco conosciuti, hanno un apparato di alimentazione troppo piccolo per i batteri ma sufficiente per i virus che sono molto più piccoli.
Questo vuol dire che le sequenze del DNA virale trovati in questi due gruppi di protisti debbono far riferimento al fatto che i virus rappresentano un alimento diretto per loro e non il risultato di una infezione o di un ingerimento indiretto: “È molto improbabile che questi virus siano in grado di infettare tutti i protisti in cui sono stati trovati”, spiega Julia Brown, ricercatrice del Bigelow Laboratory e altra autrice dello studio.
Ne consegue che Choanozoa e Picozoa sono mangiatori di virus abituali. Forse non ci sarebbe da sorprendersi neanche tanto, secondo la stessa Brown: i virus sono infatti ricchi di nutrienti importanti come fosforo e azoto e rappresentano dunque un ottimo complemento alla dieta di questi esseri marini.
Approfondimenti
- Frontiers | Single Cell Genomics Reveals Viruses Consumed by Marine Protists | Microbiology (IA) (DOI: 10.3389/fmicb.2020.524828)
Articoli correlati
- Fosfato, un importante nutriente, è meno abbondante di quanto pensato nell’oceano (7/9/2019)
- Riproduzione delle capesante monitorata in tempo reale con nuovo metodo (26/8/2019)
- Biologi scoprono 196.000 nuove specie di virus marini (28/4/2019)
- Laghi di montagna negli USA diventano sempre più verdi causa alghe (8/7/2020)
- Escrementi degli uccelli marini valgono 1,1 miliardi di dollari secondo studio (9/8/2020)
- Nutrienti ottenuti da acque reflue utilizzabili come fertilizzanti (20/10/2020)
- Piante aumentano grazie a più CO2 ma offrono meno nutrienti e cavallette diminuiscono (11/3/2020)
- Sonno insufficiente e scarsa assunzione di micronutrienti sono fattori collegati (9/6/2019)