
A seguito di esperimenti condotti sui topi, un team di ricercatori dei National Institutes of Health giunge alla conclusione che una classe di virus intestinali, conosciuti soprattutto perché, tra i vari sintomi, causano diarrea, può trasmettersi attraverso la saliva previa diffusione nelle ghiandole salivari.[1] I risultati sono stati pubblicati in uno studio apparso su Nature.[2]
Virus enterici
I ricercatori hanno analizzato la trasmissione dei virus enterici nei topi giungendo alla conclusione che possono trasmettersi anche tramite la saliva. Nello stesso comunicato dei NIH si specifica che questa modalità di trasmissione deve essere ancora confermata per gli esseri umani in quanto dovranno essere realizzati nuovi studi. I virus enterici, tra cui norovirus e rotavirus, possono entrare nel corpo tramite cibo o bevande contaminate da materia fecale contenente proprio questi virus. Si pensava, spiega il comunicato, che questi virus bypassassero le ghiandole salivari per poi entrare nell’intestino e quindi uscire tramite le feci. Ora i ricercatori scoprono che per questi virus c’è un’altra via di trasmissione, quella salivare, almeno per quanto riguarda i topi.[1]
Gli esperimenti con i topi
I ricercatori hanno svolto gli esperimenti con topi con un’età inferiore ai 10 giorni infettati con norovirus o rotavirus. I topi neonati, una volta infettati, sono stati poi riportati nella gabbia con le madri (queste ultime erano inizialmente prive di virus). I ricercatori notavano che già dopo pochissimi giorni i virus cominciavano a replicarsi nel tessuto mammario delle madri a livelli molto alti. I ricercatori scoprivano che i topi neonati avevano trasmesso il virus alle madri non tramite la “via tradizionale”, ossia tramite le feci, ma tramite la saliva e quindi durante l’allattamento.[1]
Scoperta da confermare per gli esseri umani
Se questa scoperta venisse confermata anche per gli esseri umani, si spiegherebbero gli alti tassi di trasmissione di diversi virus enterici in varie zone del mondo che gli esperti non sono riusciti a spiegare considerando come unica via di trasmissione la contaminazione fecale. In effetti è “un territorio completamente nuovo”, spiega Nihal Altan-Bonnet, autore senior dello studio. In pratica, spiega il ricercatore, è un modo del tutto nuovo di pensare a come questi virus intestinali possono trasmettersi, qualcosa che in alcuni casi può anche cambiare la diagnosi delle relative malattie.[1]