Una buona notizia arriva per quanto riguarda il contrasto alla malaria in un periodo in cui si è scoperto che il parassita che la provoca sta sviluppando una notevole resistenza a molti farmaci antimalarici, in particolare alla clorochina.
Secondo uno studio apparso su ACS Omega, gli estratti delle bacche di aҫaí, una pianta originaria del Brasile, possono diminuire il numero dei parassiti della malaria nel sangue e prolungare la sopravvivenza dei topi malati di malaria.
Questa bacca, simile all’uva, è già utilizzata in alcune zone del Brasile da guaritori di medicina tradizionale proprio per trattare i sintomi della malaria.
La bacca vanta un’attività antiossidante grazie alla presenza di alcuni polifenoli.
I ricercatori Susanne Mertens-Talcott, Fabio Costa e colleghi hanno dunque pensato di estrarre questi polifenoli dalle bacche di aҫaí per trattare colture dei parassiti della malaria in laboratorio.
Scoprivano che una particolare classe di polifenoli, denominati fenolici nonantocianinici, inibiva la crescita dei parassiti della malaria, anche quelli resistenti alla clorochina.
In una seconda fase, hanno somministrato per via orale questi polifenoli ai topi infetti da malaria. Si accorgevano che questo trattamento riduceva di ben l’89,4% il carico parassitario malarico nel sangue. Inoltre questo trattamento allungava la vita stessa dei topi malarici per più di 15 giorni rispetto ai topi non trattati.
Secondo i ricercatori, questi estratti di aҫaí interferirebbero con l’omeostasi proteica dei parassiti.