
Un team di ricercatori dell’Institut de génétique et biologie moléculaire et cellulaire (IGBMC) ha eseguito interessanti esperimenti sui topi e sui tessuti umani in laboratorio scoprendo come l’acido valproico, un farmaco che viene usato comunemente per trattare il disturbo bipolare e l’epilessia, causi difetti alla nascita e disturbi dello sviluppo quando viene assunto dalle donne in gravidanza, come riferisce in un nuovo articolo Live Science.[1] Lo studio è stato pubblicato su PLOS Biology.[2]
L’acido valproico
L’acido valproico è un farmaco anticonvulsivante messo in commercio già negli anni 60 del secolo scorso ma solo negli anni 80 si è scoperto che può procurare difetti alla nascita quando assunto dalle donne durante la gravidanza, in particolare se viene assunto nel corso delle prime settimane. Come spiega l’articolo di Live Science, alcune ricerche hanno suggerito che questo farmaco può interferire con la formazione di sistema nervoso nel feto. L’interazione sembra avvenire soprattutto nel periodo fetale durante il quale il tubo neurale comincia a formarsi e a chiudersi.[1]
Esperimenti sui topi
I ricercatori hanno voluto approfondire le modalità con le quali questo farmaco può interferire con le fasi iniziali dello sviluppo del feto. Hanno quindi fatto esperimenti su femmine di topo in gravidanza esposte al farmaco. I feti sviluppavano teste e cervelli inusualmente piccoli. Il farmaco sembrava bloccare alcune specifiche cellule dell’embrione facendole entrare in una sorta di “stato sospeso” durante il quale le stesse cellule non potevano crescere o non potevano dividersi correttamente. Il farmaco forzava le cellule in uno stato di senescenza interrompendo lo sviluppo cerebrale del feto nell’utero dei topi e quindi causando disturbi cognitivi e dello sviluppo alla nascita.[1]
Esperimenti sui tessuti umani
I ricercatori hanno svolto esperimenti anche su tessuti umani in laboratorio usando cellule nervose umane in aggregati conosciuti come “organoidi celebrali”. Si tratta di tessuti che assomigliano molto a quelli dei cervelli umani ma sono “in miniatura” e la loro struttura è molto più semplificata. Una volta esposti questi tessuti all’acido valproico le cellule neuroepiteliali all’interno degli organoidi entravano nello stato di senescenza, proprio come accadeva negli embrioni dei topi.[1]
Farmaco attiva gene che dovrebbe restare inattivo durante fase embrionale
I ricercatori hanno scoperto che il farmaco sembra dare via libera ad un particolare gene che solitamente resta inattivo quando l’embrione si sviluppa. Questo gene codifica una molecola denominata p19Arf. Questa molecola comincia le sue attività solo nell’età adulta agevolando l’eliminazione delle cellule cancerose e di quelle che invecchiano. Quando viene attivata durante la fase embrionale questa molecola sembra portare le cellule alla senescenza creando notevoli problemi allo sviluppo del sistema nervoso.[1]