Un processo molto importante con il quale i batteri si proteggono dagli attacchi, ad esempio da quelli dei farmaci, è stato scoperto da un team di ricercatori dell’Università di Leeds. In particolare i ricercatori hanno scoperto come batteri costruiscono la loro “parete” esterna che fa da difesa, una sorta di corazza che permette alla cellula di proteggersi.
I ricercatori si sono concentrati soprattutto sui batteri Escherichia coli ma promettono che questo stesso processo è condiviso da molti altri batteri gram-negativi. Hanno scoperto che una proteina, denominata SurA, è quella responsabile del rafforzamento della parete esterna del batterio. Questa proteina è uno chaperone, una classe di proteine altamente conservate.
Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications ed è stato guidato da Antonio Calabrese, ricercatore del Centro di biologia molecolare strutturale di Astbury. Proprio Calabrese spiega che questa ricerca chiarisce ancora di più le modalità con cui le cellule dei batteri reintegrano le proteine in maniera costante per far sì che la membrana esterna protettiva risulti sempre efficiente. Capire come funziona questo processo di “ispessimento” costante potrà portare a nuovi modi di intervenire per sconfiggere i batteri stessi interrompendo il processo e facendo venire meno la loro prima difesa.
“In tal modo, possiamo sia distruggere del tutto i batteri sia ridurre la velocità con cui si dividono e crescono, rendendo le infezioni batteriche meno gravi. Siamo all’inizio di una ricerca che potrebbe sfociare in nuove terapie farmacologiche che funzionano da sole o con antibiotici esistenti per colpire questi batteri patogeni”, spiega il ricercatore.
“Per la prima volta siamo stati in grado di vedere il meccanismo attraverso il quale il chaperone, SurA, aiuta a trasportare le proteine nella membrana batterica esterna. In effetti, lo fa cullando le proteine, per garantirne il passaggio sicuro. Senza SurA, la pipeline di consegna è rotta e il muro non può essere costruito correttamente”, spiega ancora Calabrese.
Ora i ricercatori cercheranno di sviluppare nuove molecole che interrompano questo processo al fine di distruggere i batteri patogeni.