
Un team di ricercatori ha effettuato nuove analisi di Ipazia, una piccola pietra che fu rinvenuta in Egitto nel 1906. Si crede che questa pietra sia il primo esempio di resto di un nucleo di cometa ritrovati sulla Terra. Il nuovo studio, pubblicato su Icarus, ricostruisce però un’incredibile sequenza temporale di eventi che suggerisce che questa pietra potrebbe essere il resto di una supernova di tipo Ia. Se così fosse si tratterebbe della prima prova materiale di un’esplosione del genere rinvenuta sul nostro pianeta.
Pietra è uno dei numerosi frammenti di un impattatore
Il team di ricercatori guidato da Jan Kramers, Georgy Belyanin e Hartmut Winkler dell’Università di Johannesburg sta lavorando a questa pietra dal 2013 analizzando in particolare la sua chimica, molto insolita, che ha fatto grattare la testa già diversi ricercatori.
La pietra è molto probabilmente uno dei frammenti di un impattatore che ha raggiunto la superficie del nostro pianeta, frammenti che probabilmente ora si trovano nascosti nel deserto egiziano.
All’inizio c’era una stella gigante rossa
I ricercatori, tramite le nuove analisi, sono giunti alla conclusione che l’origine di questa pietra deve aver avuto luogo in una stella, probabilmente una stella gigante rossa. Quest’ultima deve essere collassata diventando una nana bianca e formando una nuvola di polvere gigantesca, ossia una nebulosa. La nana bianca faceva però parte di un sistema binario e alla fine ha inglobato l’altra stella. Ciò ha procurato un’esplosione gigantesca, una supernova di tipo Ia, che ha travolto la nuvola di polvere.
La situazione si è poi raffreddata innescando nuovi eventi
Quando la situazione si è raffreddata, gli atomi di gas della supernova hanno cominciato ad essere inglobati nelle particelle della stessa polvere. Si è creata una sorta di “bolla” che lentamente è diventata solida ed è stata incorporata nella nebulosa da cui poi si è formato il nostro sistema solare. Le particelle nella “bolla ” hanno formato poi il corpo che, per motivi sconosciuti, si è poi schiantato sulla Terra.
La formazione della “bolla” deve essere avvenuta in una zona periferica del sistema solare, probabilmente nella nube di Oort o nella fascia di Kuiper.
Diverse nuove tecniche di analisi
La ricostruzione della lunga e complicata sequenza di eventi da parte dei ricercatori è avvenuta grazie a diverse nuove tecniche di analisi. Si tratta di tecniche che hanno visto, per esempio, i ricercatori realizzare studi sugli isotopi dell’argon all’interno della roccia e sui gas nobili. I ricercatori hanno anche effettuato una particolare analisi con un raggio di protoni, una microsonda protonica, che ha attraversato il frammento per permettere lo studio dell’interno.
Hanno trovato una serie di elementi completamente diversa da quella che caratterizza quello che si trovava nel sistema solare primitivo, compresi gli oggetti più esterni e le meteore. I ricercatori, quindi, sono giunti alla conclusione che il frammento deve essere appartenuto a qualcosa che si trovava al di fuori del sistema solare.
Note e approfondimenti
- The chemistry of the extraterrestrial carbonaceous stone “Hypatia”: A perspective on dust heterogeneity in interstellar space – ScienceDirect (DOI:/10.1016/j.icarus.2022.115043)