Scienziati trovano nuovo metodo per calcolare velocità di espansione dell’universo

Secondo quanto riferito in un comunicato stampa apparso sul sito della Clemson University, un team di ricerca dello stesso istituto, in una collaborazione internazionale, ha riferito di avere ideato un nuovo metodo per misurare la costante di Hubble, ossia la velocità di espansione dell’universo.

Marco Ajello, che ha lavorato con i ricercatori Abhishek Desai, Lea Marcotulli e Dieter Hartmann, spiega nello stesso comunicato: “La cosmologia riguarda la comprensione dell’evoluzione del nostro universo – come si è evoluto in passato, cosa sta facendo ora e cosa accadrà in futuro. La nostra conoscenza si basa su una serie di parametri – tra cui la costante di Hubble – che ci sforziamo di misurare nel modo più preciso possibile. In questo documento, il nostro team ha analizzato i dati ottenuti da telescopi sia orbitanti che terrestri per elaborare una delle ultime misurazioni di quanto velocemente si sta espandendo l’universo”.

Nello studio, intitolato “Una nuova misura del costante di Hubble e del contenuto di materia dell’universo usando l’attenuazione dei raggi γ della luce di sfondo extragalattica”, i ricercatori dichiarano di aver dedotto uno nuovo tasso di espansione dell’universo stimato in circa 67,5 chilometri al secondo per megaparsec, abbastanza in linea con le stime effettuate negli ultimi anni che rientrano in un range che va dai 50 ai 100 chilometri al secondo per megaparsec, stime effettuate soprattutto con i dati del satellite Planck.

I ricercatori hanno utilizzato i raggi gamma, la forma più energetica di luce. In particolare hanno analizzato l’interazione dei raggi gamma con la luce di sfondo extragalattica (extragalactic background light, EBL), una sorta di “nebbia” cosmica composta perlopiù dalla luce ultravioletta, di ogni lunghezza d’onda, emessa dalle stelle o dalla polvere che si trova nelle loro vicinanze.

L’interazione tra queste due forme di radiazioni lascia infatti un’impronta osservabile, una sorta di perdita del flusso, che gli scienziati hanno calcolato per arrivare alla propria stima riguardo all’espansione dell’universo.
Spesso quando si fa riferimento all’espansione dell’universo si cita il palloncino con varie macchie sulla propria superficie: gonfiando il palloncino, queste macchie si allontanano l’una dall’altra. Tuttavia il palloncino continuerà a gonfiarsi per sempre?

Secondo alcune teorie, non quelle più in voga comunque, lo stesso palloncino ad un certo punto potrebbe cominciare a sgonfiarsi e a ritornare alle dimensioni originarie. La convenzione più comune, in ogni caso, come specifica Desai, è che l’universo continuerà a espandersi praticamente per sempre fino a quando, in un futuro lontanissimo, il palloncino “esploderà”, non esisteranno più strutture di qualunque tipo, non ci sarà neanche più luce osservabile e si potrà parlare di “morte fredda” .

“La materia – le stelle, i pianeti, persino noi – è solo una piccola parte della composizione complessiva dell’universo”, riferisce Ajello. “La grande maggioranza dell’universo è formata da energia oscura e materia oscura. E crediamo che sia l’energia oscura che sta facendo ‘esplodere’ il palloncino. L’energia oscura sta allontanando le cose l’una dall’altra. La gravità, che attira gli oggetti l’uno verso l’altro, è la forza più forte a livello locale, motivo per cui alcune galassie continuano a scontrarsi. Ma a distanze cosmiche, l’energia oscura è la forza dominante.”

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