
Un nuovo articolo sul New York Times[1] esplora una controversa idea di geoingegneria che cerca di ridurre le temperature globali rilasciando anidride solforosa nella stratosfera. Questo approccio, proposto dallo scienziato dell’Università di Chicago David Keith, ha scatenato un notevole dibattito.
Geoingegneria solare: una proposta audace
David Keith, uno scienziato geofisico dell’Università di Chicago, ritiene che rilasciare grandi quantità di anidride solforosa nella stratosfera potrebbe riflettere la luce solare e raffreddare la Terra, mitigando potenzialmente gli effetti del cambiamento climatico. La sua idea deriva dall’eruzione del 1991 del Monte Pinatubo, che ha rilasciato anidride solforosa che ha raffreddato temporaneamente l’emisfero settentrionale. Keith sostiene che rilasci simili e controllati potrebbero aiutare a prevenire milioni di morti legate al calore nei prossimi decenni. Tuttavia, riconosce che ci sono rischi e incertezze associati a questa tecnologia, anche se insiste sul fatto che questi sono superati dai potenziali benefici.[1] [2]
Resistenza pubblica e preoccupazioni etiche
Nonostante l’ottimismo di Keith, la sua proposta ha incontrato una forte opposizione. Gruppi ambientalisti, popolazioni indigene e attivisti come Greta Thunberg sostengono che la geoingegneria solare potrebbe avere conseguenze indesiderate, come l’interruzione dei modelli meteorologici e la creazione di un “azzardo morale” riducendo l’urgenza di tagliare le emissioni di combustibili fossili.
Lo studio di Keith e colleghi
Keith ha pubblicato nel corso del 2024, insieme ad altri colleghi, uno studio su npj Climate and Atmospheric Science[3] che analizza la possibilità dell’iniezione di aerosol stratosferico per ridurre il riscaldamento globale riflettendo la radiazione solare, un metodo la cui efficaciadipende da come le particelle vengono trasportate nella stratosfera dipende da come le particelle vengono trasportate nella stratosfera. Lo studio esamina come la circolazione atmosferica di fondo influisce sul movimento delle particelle iniettate nella stratosfera.
Un primo problema riguarda il movimento delle particelle nell’atmosfera. Queste particelle, una volta iniettate nella stratosfera, non seguono un percorso semplice o prevedibile. Invece di muoversi verso l’alto o diffondersi uniformemente, tendono a spostarsi orizzontalmente verso le regioni a media latitudine. Questo comportamento complesso rende difficile prevedere esattamente dove e come le particelle influenzeranno il clima.
Un altro problema importante è legato ai “sink” troposferici, cioè le aree in cui le particelle iniettate passano dalla stratosfera alla troposfera. Questo processo può portare a effetti locali imprevisti, come il diradamento delle nubi cirriformi e possibili impatti sulla qualità dell’aria.
Infine, ci sono incertezze significative riguardo a come i vari fattori atmosferici, come l’oscillazione quasi-biennale (un fenomeno che vede i venti della stratosfera cambiare direzione ogni due anni e mezzo circa) e l’El Niño, influenzeranno il trasporto delle particelle e i loro effetti climatici.
Approfondimenti
- Meet the Scientist Who Wants to Alter Earth’s Atmosphere – The New York Times
- This scientist has a risky plan to cool Earth. There’s growing interest. – The Japan Times
- Stratospheric transport and tropospheric sink of solar geoengineering aerosol: a Lagrangian analysis | npj Climate and Atmospheric Science